"Sull’ex Crespi troppi ritardi" Mak e Comune ai ferri corti

La riqualificazione dell’area dismessa riparte da capo con il nuovo Pgt. Per l’acquirente "così si perde tempo". La replica: "No, agiamo con calma"

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di Paolo Girotti

"Il messaggio che vogliamo lanciare agli operatori è che non ci lasceremo condizionare o "ricattare" da chi mostra i muscoli, alza la voce e usa provocazioni pubbliche: abbiamo un obiettivo da raggiungere nel recupero delle aree dismesse e lo faremo rispettando le regole": l’amministrazione comunale, per voce del sindaco Lorenzo Radice e dell’assessore alla Città Futura, Lorena Fedeli, tra tutte le strade che avrebbe potuto percorrere ha deciso di reagire così all’indomani delle critiche ricevute dagli operatori che stanno mettendo mano all’area dismessa della ex Crespi. Operatori - nel dettaglio Officine Mak - che si erano fatti sentire per esprimere il loro disappunto di fronte a un intervento che non è stato avviato (secondo l’amministrazione perché tecnicamente impossibile) con il vecchio Pgt da poco giunto a fine corsa e dovrà ora ripartire da capo, attendendo che il nuovo piano di governo del territorio venga redatto e approvato. Per gli amministratori tutto questo significa fare le cose con calma ("abbiamo cercato di fare le cose per bene ma senza fretta", hanno detto ieri), per l’operatore ha significato perdere occasioni e, probabilmente, un paio d’anni di tempo. In ogni caso, una testimonianza che i tempi di reazione del pubblico non sono gli stessi attesi dal privato e che, tra un cambio di amministrazione e l’altro, un piano di governo e l’altro, il passaggio da un ufficio all’altro, questi ritardi rischiano di mettere in difficoltà ogni tipo di necessaria interlocuzione tra le parti.

Va detto che in passato la "pressione" esercitata dal privato sul pubblico veniva esplicitata non tanto sui tempi necessari per portare a termine un accordo: il privato mirava piuttosto a portare a casa la volumetria massima, anche a costo di mettere alle corde l’istituzione pubblica attraverso lunghe e logoranti attese. Quante volte le amministrazioni sono state costrette a trattare di fronte ad aree dismesse che, giorno dopo giorno, diventavano pericolosi hotel dei disperati, luoghi di spaccio e veri e propri problemi sociali da risolvere? Questa volta il problema non è questo, tanto che un accordo di massima, conveniente anche per il pubblico pareva essere già sul tavolo. Invece, a fronte di un operatore privato che si dice deluso di quanto successo e al netto della "strategia" che va comunque considerata come un fattore, va registrato ieri lo stupore dell’amministrazione, quasi non si attendesse le aperte critiche rivolte all’ente. In conclusione, l’amministrazione resta ora in attesa di una chiamata chiarificatrice da parte dell’operatore per provare a riaprire il dialogo. Se non fosse che l’operatore è lo stesso con il quale si dovrà trattare per un altro, ben più impegnativo contesto da recuperare, vale a dire la ex Manifattura in pieno centro cittadino, la cosa potrebbe essere superata.