Mirco Jurinovich: basta morti in campo, va diffusa la cultura del defibrillatore

Parla il presidente di “Sessantamilavitedasalvare”: “Il nostro slogan deve diventare "Siamo tutti abilitati". L’associazione ha lavorato anni per far crescere l’utilizzo del Dae . E nel Legnanese ha favorito la collocazione di oltre 400 impianti

"Siamo tutti abilitati". Basta morti in campo. Va diffusa la cultura del defibrillatore

"Siamo tutti abilitati". Basta morti in campo. Va diffusa la cultura del defibrillatore

"Il nostro slogan deve diventare "Siamo tutti abilitati": dobbiamo compiere al più presto questo passaggio culturale, diversamente ci troveremo di nuovo di fronte a situazioni come quella di Campi Bisenzio": dopo la morte del giovane calciatore avvenuta solo pochi giorni fa su un campo da calcio in Toscana è Mirco Jurinovich, presidente di 60milavitedasalvare, associazione che ha lavorato per oltre un decennio per far crescere la cultura del defibrillatore automatico e contrastare il fenomeno della morte cardiaca Improvvisa, a tornare sull’argomento per pigiare di nuovo l’acceleratore sulla necessità di diffondere non solo la collocazione massiva nei contesti urbani, ma anche l’uso senza timori del Dae.

Va ricordato che l’associazione "60milavite da salvare", fondata oltre dieci anni fa, con una campagna di informazione continua ha favorito la collocazione di oltre 400 impianti Dae nel territorio del Legnanese, lavorando anche sulla cultura dell’uso del defibrillatore.

"Non è certo il caso di entrare nel dettaglio di una vicenda che è oggetto di indagine – spiega Jurinovich tornando alla vicenda di Campi Bisenzio – ma se la ricostruzione che è stata riferita dai testimoni è corretta, sul campo da gioco c’erano oltre 25 persone che avrebbero potuto utilizzare il defibrillatore presente sul posto: cominciare a sottolineare che "siamo tutti abilitati" all’uso del Dae è un modo per far capire che non è necessaria una formazione specifica per utilizzarlo, ma che in caso di emergenza l’intervento tempestivo e l’uso del Dae in tempi brevi possono salvare una vita".

Utilizzando il Dae non c’è modo di peggiorare la situazione di chi ha in quel momento un arresto cardiaco, sottolinea infatti Jurinovich, e i comandi anche vocali che guidano l’utilizzo del Dae garantiscono comunque un percorso disegnato ogni passaggio: "Statistiche Areu sulla sopravvivenza dei soggetti colpiti da arresto in impianti sportivi dotati di defibrillatore - prosegue Jurinovich – testimoniano senza tema di smentita che in media quasi 9 persone su 10 si salvano, così come sappiamo che utilizzando i Dae potremmo quadruplicare le possibilità di sopravvivenza in caso di attacco cardiaco: numeri che dovrebbero far riflettere".

Cosa non funziona ancora, dunque? "Detto della necessità di far passare la logica del "Siamo tutti abilitati" va anche sottolineato che la legge del 2021 che riguarda i Dae non ha trovato applicazione in alcune parti decisive - ricorda il presidente di 60milavitedasalvare -.

La legge 116/2021, ad esempio, ha introdotto l’adozione di una app nazionale da utilizzare per attivare la rete di soccorritori: l’app DAE Responder è in fase di sperimentazione in alcuni territori, ma siamo ben lontani da un utilizzo continuo e diffuso. Insomma, abbiamo ancora tanta strada da fare e tanti ostacoli da superare: in gioco, però, ci sono tante vite da salvare".