Pena massima, l’ergastolo per Sergio Domenichini, 67 anni, accusato dell’omicidio di Carmela Fabozzi, la pensionata di 73 anni, trovata cadavere dal figlio nella sua abitazione in via Sanvito a Malnate il 22 luglio 2022. La richiesta è stata formulata ieri dal pubblico ministero Valeria Anna Zini alla Corte d’Assise del Tribunale di Varese. Nel corso della requisitoria il pm ha parlato di "omicidio brutale" e ricostruito la giornata del delitto ripercorrendo nel dettaglio tutti gli elementi a carico dell’imputato, raccolti durante le indagini sull’omicidio condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Varese e dai Ris di Parma. Per l’accusa Domenichini uccise la pensionata, sorpresa mentre era sola in casa, con lo scopo di rapinarla, mettere le mani sui suoi gioielli, da cui secondo le testimonianze non si separava mai, quindi venderli per procurarsi le risorse economiche necessarie a partire per le vacanze al mare. Il sessantasettenne era stato arrestato al rientro dal soggiorno al mare il 19 agosto, a suo carico tra le prove le impronte digitali sul pesante vaso di vetro trovato in casa della vittima che sarebbe stato usato per colpire violentemente la donna, nove i colpi, il suo dna rinvenuto sotto un’unghia della pensionata, le impronte di scarpe lasciate nell’abitazione di via Sanvito e compatibili con le suole delle scarpe sequestrate dai carabinieri a Domenichini. E poi il fatto che il telefono dell’imputato avesse agganciato una cella che copre l’abitazione della pensionata in un orario che per l’accusa coincide con quello dell’omicidio.
Domenichini nella precedente udienza aveva reso spontanee dichiarazioni sostenendo di aver incontrato un uomo sulle scale, quindi di essere entrato nell’abitazione perché dopo aver suonato non aveva ricevuto risposta e di aver trovato l’anziana in un lago di sangue, racconto ripreso ieri dal suo difensore, avvocato Francesca Cerri che ha sollevato dubbi e dichiarato "la prova della colpevolezza dell’imputato non è stata raggiunta" chiedendo alla corte l’assoluzione del suo assistito. Nella richiesta di pena l’accusa ha invece mantenuto le aggravanti inizialmente contestate, crudeltà, motivi futili e abbietti, minorata difesa, quindi ergastolo, con isolamento diurno di 9 mesi. Gli avvocati di parte civile, Andrea Boni e Rachele Bianchi, hanno chiesto ai giudici un risarcimento complessivo di 420.000 euro per il figlio e la nipote della pensionata. La sentenza è attesa il 28 febbraio.