
Legnano, 18 novembre 2021 - Preparava passaporti in tutto e per tutto "veri", ma con false generalità per permettere ad alcuni latitanti di girare e muoversi apparentemente indisturbati: è coinvolto anche un dipendente civile del ministero dell’Interno che era in servizio al commissariato di polizia di Legnano nell’inchiesta orchestrata dalla Dda di Firenze sui traffici di cocaina della ‘ndrangheta dal porto di Livorno che è venuta alla luce in questi giorni dopo i primi arresti arresti. Anche il dipendente del Ministero in forza al commissariato legnanese è stato arrestato a conclusione delle indagini e la sua abitazione è stata perquisita: proprio in occasione dell’ispezione gli è stato sequestrato anche un orologio Rolex che, secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe ricevuto proprio come compenso per i suoi "servigi" e la falsificazione dei documenti. Secondo l’accusa, il dipendente del Ministero avrebbe confezionato almeno cinque passaporti, come detto in tutto e per tutto originali ma compilati con false generalità: i documenti sarebbero stati poi utilizzati da tre latitanti. Gli accertamenti sulla posizione dell’uomo proseguono ancora in queste settimane. L’operazione messa in campo dalla Dda di Firenze ha portato all’emissione di ben 13 misure di custodia cautelare in carcere e a un obbligo di dimora nel Comune di Livorno. L’inchiesta condotta dalle squadre mobili di Firenze e Livorno è riuscita a sgominare un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di cocaina proveniente dal Sud America e direttamente collegata a due cosche di ‘ndrangheta. Tra i destinatari delle misure, è stato spiegato in occasione di una conferenza stampa alla procura di Firenze, anche alcuni soggetti che lavoravano nel porto di Livorno, dove nel corso delle indagini sono stati sequestrati ben 430 chili di cocaina. Destinatari degli arresti anche soggetti ritenuti espressione di due cosche calabresi, un presunto broker che faceva da raccordo tra gli esponenti delle ‘ndrine e altri complici in ambito nazionale e internazionale e, appunto, il dipendente dell’amministrazione civile del ministero dell’Interno che avrebbe falsificato passaporti per alcuni latitanti e che prestava servizio a Legnano.