
La reggenza di San Martino
Legnano (Milano), 1 giugno 2016 - La strada di Antonio De Pascali in arrampicata verso il Crocione non è sempre stata coperta di fiori: spesso, invece, il capitano di San Martino ha dovuto farsi largo su una via in salita, lastricata di critiche costruttive, ma qualche volta anche di cattiverie e invidie. Ecco perché, sulle sue spalle, il crocione domenica è sembrato così innaturalmente leggero. Leggero come la sensazione di gioia e riscatto provata dal capitano dopo la seconda batteria, finalmente in testa (in sei anni San Martino non era mai andata in finale), una sensazione così forte da ridurlo in lacrime là, in cima al castello dei capitani. Proprio lui, il “ganassa” del Palio come in molti lo avevano definito.
“Non piangevo da dodici anni, cioè dal giorno in cui è nata la mia prima bimba - ha raccontato De Pascali -. Questo fa capire quanto per me sia stato commovente arrivare alla finale. Quando poi ho vinto, non ho esultato: l'ho fatto per rispetto nei confronti degli altri capitani, perché so cosa significhi lavorare per un anno o più e vedere svanire tutto in un giro di pista. Penso che non ringrazierò mai abbastanza la mia reggenza, i contradaioli, tutti, il fantino Andrea Mari, che è davvero un grande uomo e che grazie a tutti i biancoblù si è sentito, in via dei Mille, un po' a casa. È stato un bellissimo Palio, con la P maiuscola, e sono felice di aver dato il mio piccolo contributo per renderlo tale”.
E adesso, capitano? “Adesso, come promesso, mi devo tagliare i capelli. Prima, però, devo perdere qualche chilo...”