'Ndrangheta a Sedriano, Celeste si appella ai giudici: "Dovrò sopportare questo marchio"

Attesa per la sentenza a Milano nel processo con al centro presunte infiltrazioni delle cosche nella politica lombarda

Alfredo Celeste

Alfredo Celeste

Legnano (Milano), 8 febbraio 2017 - Infiltrazioni della ‘ndrangheta nella politica lombarda: è prevista per le 17 di oggi, mercoledì 8 febbraio, la sentenza di primo grado nel processo scaturito dall'inchiesta della Dda di Milano che aveva portato – nell’ottobre 2013 – allo scioglimento del Comune di Sedriano per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata.

Tra gli imputati l’ex assessore regionale alla Casa della Giunta Formigoni, Domenico Zambetti, l’ex sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste (accusato di corruzione), Marco Scalambra (il chirurgo marito dell’allora capogruppo di maggioranza Silvia Fagnani) ed Eugenio Costantino (ritenuto dalla Procura vicino alla cosca Di Grillo-Mancuso e padre di Teresa Costantino, allora consigliere nella maggioranza sedrianese di quegli anni). Celeste oggi ha rilasciato dichiarazioni spontanee in aula. “Ho sempre rifiutato le scelte facili – ha affermato - ho detto dei no e li ho pagati. Forse solo mia moglie e mia figlia sanno quanto ho sofferto. Ho pensato nel 2009 che ci fossero le basi per un cambiamento. Quando nell’ottobre 2012 mi è stato notificato l’ordine di custodia cautelare ai domiciliari è stato uno choc. Ho scoperto dopo di essere accusato di aver fatto promesse mai realizzate. Ho seguito quasi tutte le udienze e mi sono chiesto cosa ci facevo in questa aula. Eppure ci sono - ha spiegato rivolgendosi ai giudici - e mi rendo conto che qualunque sia la vostra decisione dovrò sopportare per sempre questo marchio”. Terminate le dichiarazioni spontanee, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio.