
Bruno Gulotta
Legnano (Milano), 19 agosto 2020 - Intorno alle 17 del 17 agosto 2017 un furgone con alla guida alla guida il 22enne Younes Abouyaaqoub, riesce ad addentrarsi nella Rambla di Barcellona, entra nella zona pedonale e procede a zig zag a folle velocità per travolgere il maggior numero possibile di persone. Il terrorista fa irruzione nell’area pedonale con un camioncino bianco col quale percorre il famoso viale per circa 550 metri, da Plaça Catalunya al Gran Teatre del Liceu. Zigzagando investe i pedoni, facendosi strada fra passanti nel panico, e fermando la sua corsa vicino al mosaico di Juan Mirò, dopo che i diversi impatti del veicolo avevano causato l’esplosione degli airbag. Finirà con 15 morti e fra questi il legnanese Bruno Gulotta. Il giovane era lì in ferie, insieme con la sua compagna e con i due figli. L’attacco è stato il peggior attentato terroristico in Spagna dagli attentati di Madrid del 2004 e in particolare in Catalogna dalla Strage dell’Hipercor del 1987. Bruno aveva postato su Facebook le tappe del suo percorso del viaggio di vacanza con la propria famiglia e mai avrebbe immaginato quello che gli stava per succedere. Era arrivato a Barcellona dopo aver fatto tappa a Cannes. Gulotta, 35 anni si sarebbe interposto tra la moglie e i figli piccoli proprio per cercare di salvarli dall’assalto. Un gesto che gli è valso poi l’appellativo di papà eroe. L’uomo era responsabile marketing e vendite del sito specializzato in tecnologia Tom’s Hardware, azienda che fin da subito è rimasta vicinissima alla famiglia dell’uomo, istituendo poi la Fondazione Bruno Gulotta.
Fondazione che si è impegnata da subito per non lasciare sole la compagna Martina Sacchi e i suoi due bambini, che oggi hanno 7 e 4 anni. Gulotta viveva a Legnano in una appartamento nel piccolo complesso residenziale al civico 40 di viale Gorizia a Legnano, scala B con la moglie Martina che allora aveva 28 anni, e i due figli, un maschietto di 6 anni e una bambina di 7 mesi. Oggi la fondazione, grazie ad offerte e privati cittadini che hanno messo tutto l’impegno economico e di supporto possibile per sostenere la famiglia di Bruno Gulotta, ha raccolto migliaia di euro. Soldi che sono poi serviti alla famiglia di Bruno per acquistare casa e sistemarsi. Adesso la decisione: la Fondazione sarà chiusa entro l’anno. In questi anni Martina Sacchi, la moglie di Bruno, è rimasta da sola ad occuparsi dei due bambini, trovando lavoro in un supermercato di zona e riuscendo ad avere una casa di proprietà, grazie appunto ai soldi della fondazione intitolata alla memoria del marito. E lo Stato? Dopo un primo anno di lungaggini burocratiche, ha deciso di aiutare in parte i figli della vittima, ma non la compagna. Martina e Bruno non si erano mai sposati e quindi la donna non ha mai potuto beneficiare dei fondi delle vittime di terrorismo.
Fondi invece arrivati ai suoi figli.Non ci fossero stati colleghi, amici e semplici cittadini, questa famiglia avrebbe avuto notevoli difficoltà per poter proseguire serenamente verso il futuro. Oggi Bruno vive nel ricordo di tanti, ma non in quello del comune di Legnano che non ha dedicato alcunchè alla memoria dell’uomo. Quando ci fu l’attentato di Barcellona, il comune di Legnano, retto dall’allora sindaco Gianbattista Fratus, decretò il lutto cittadino. Oggi, tre anni più tardi, non una parola nel ricordo di questo cittadino che in molti non hanno mai dimenticato.