"L’assistente di mia moglie? È invisibile..."

La denuncia di un uomo che assiste la coniuge disabile: Regione e Ats non riconoscono il contributo all’operatrice assunta a part time

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di Paolo Girotti

Un’evidente falla nelle tabelle che organizzano i contributi per questo tipo di casistiche, una mancanza che quando ci si trova a dover fare i conti con l’assistenza 24 ore su 24 di una persona gravemente malata diventa di quotidiana attualità: è questa la situazione in cui si trova Claudio Morelli, 63 anni, di San Giorgio su Legnano, che dal 2011 assiste la moglie Nadia, 64 anni, gravemente malata.

Una disabile gravissima, che ha necessità di un’assistenza continua che Claudio offre principalmente in prima persona, ma non solo. Il problema è evidente nel momento in cui si dà uno sguardo alla tabella della Regione Lombardia che presiede a ogni tipo di contributo collegato a questo tipo di assistenza: il punto di partenza sono le due macro categorie della tabella, quella dei "disabili gravissimi" e quella dei "disabili gravissimi con bisogni complessi". La situazione di Claudio ricade in questa seconda categoria, essendo la moglie disabile gravissima con bisogni complessi (cioè condizione di coma, stato vegetativo, oppure, come il caso di Nadia, di minima coscienza). L’assistenza portata da Claudio è quella fornita in prima persona da lui come caregiver famigliare, 24 ore su 24, a cui si aggiunge l’aiuto di una badante assunta a tempo indeterminato per 20 ore settimanali (quattro ore al giorno dal lunedì al venerdì). E qui nasce il paradosso, o mancanza che sia, della tabella già presa in considerazione: se per quanto riguarda i disabili gravissimi la tabella distingue varie tipologie - dalla sola assistenza del cargiver famigliare, passando per "caregiver più badante part time" e per arrivare a "caregiver più badante full time" - per quanto riguarda i disabili gravissimi con bisogni complessi questa differenziazione viene abbandonata per prendere in considerazione due soli casi: caregiver famigliare 24 ore su 24 oppure caregiver famigliare più badante full time.

Una semplificazione che nel calcolo dell’entità del contributo finisce per tagliare fuori un’ampia casistica, fatta non solo di numeri ma di sofferenza quotidiana, e che così non offre l’aiuto necessario neppure a Claudio. "Ho fatto presente a Regione Lombardia e Ats che questa mancanza di stadi intermedi, chiamiamoli così, finisce per penalizzare chi, come me, oltre ad assistere 24 ore su 24 si appoggia anche a una badante - spiega Claudio -. Per quanto riguarda il contributo erogato, quindi, è come se la badante nel mio caso non esistesse". I referenti di Ats e Regione Lombardia a cui si è rivolto Claudio hanno "notato" che qualcosa probabilmente manca. Nessuno, però, ha ancora mosso un dito.