
La svolta in ospedale. Nuovi posti letto in Terapia subintensiva. E macchinari ad hoc
Nuovi letti di terapia subintensiva nel padiglione Marrone dell’ospedale di piazzale Borella. "Quest’implementazione – spiega Alba Sciascera primario della unità operativa Complessa di Medicina – nasce da una direttiva regionale di convertire in subintensiva alcuni posti di degenza ordinaria medica, correlata alla recente emergenza Covid". Il progetto è partito dalla formazione del personale infermieristico, attraverso la presenza costante di infermieri provenienti dall’area critica (terapia intensiva Uti e terapia intensiva cardiologica Utic). Quindi il padiglione Marrone dell’ospedale cittadino è stato equipaggiato con macchinari come ventilatori, alti flussi, ecografi e altre apparecchiature specifiche. Questi letti vengono affidati agli stessi infermieri dell’area di degenza medica, adeguatamente addestrati, favorendo così la continuità delle cure e riducendo la dispersione delle informazioni. Inoltre, ciò consente al paziente di rimanere in un contesto dotato di tutti gli standard tecnologici intensivi caratterizzato da un livello assistenziale diverso, migliorando l’immediato aumento dell’intensità delle cure in caso di eventuale peggioramento della condizione clinica. Daniele Sironi, responsabile dell’unità operativa di terapia subintensiva, spiega: "Ci è sembrato naturale stabilire la terapia subintensiva al padiglione marrone, dove c’è personale medico già formato alla gestione delle acuzie cliniche, in grado di erogare prestazioni specialistiche di livello come ecografia d’urgenza al letto del paziente e valutazioni polispecialistiche grazie alla costante presenza di specialisti in infettivologia, pneumologia o medicina d’urgenza che fanno già parte dell’equipe di Medicina". Si tratta di un grande novità: "È un approccio culturale diverso, con il superamento delle attuali rigide divisioni disciplinari, che mira a coinvolgere ed integrare diverse discipline mediche per facilitare le sinergie clinico-organizzative senza ridimensionare l’identità delle discipline coinvolte, garantendo comunque l’integrazione e il coordinamento di tutte le figure professionali necessarie ad apportare le competenze indispensabili per la gestione di tali pazienti".