Legnano, l’infermiere Giacomo: "Che choc, le iniezioni"

Il cortesino Poretti del trio "Aldo, Giovanni e Giacomo" al teatro Tirinnanzi ha rievocato la sua vita da infermiere nelle camerate del vecchio ospedale

Giacomo Poretti ha raccontato il suo passato in corsia nel libro "Turno di notte"

Giacomo Poretti ha raccontato il suo passato in corsia nel libro "Turno di notte"

Legnano (Milano) - "Il mestiere dell’infermiere negli anni è cambiato ma la vocazione ti accompagna per tutta la vita. Questa è una professione che ti consegna ad una grande prova di umiltà e di coraggio: il coraggio, a 18 anni, se non ce l’hai te lo devi prendere...". Giacomo Poretti, il noto attore che con Aldo Baglio e Giovanni Storti interpreta il trio Aldo, Giovanni e Giacomo, venerdì sera in un Tirinnanzi tornato alla piena capienza dialogando con Eva Musci ha raccontato un periodo della propria vita meno nota, quella di quando diciottenne entrò a lavorare all’ospedale di Legnano. In quello vecchio, di via Candiani. Dove al posto delle camerette c’erano stanzoni con una settantina di letti. Nel suo romanzo “Turno di notte“ il protagonista è Sandrino. Nella realtà quell’infermiere è stato proprio lui, Giacomo. Appena tornato da militare si è iscritto alla scuola infermieri dell’ospedale di Legnano.

"Appena entrato c’era una tale carenza di infermieri che ti impegnavano subito a fare tutto, anche se non eri diplomato". "Una volta dovevo fare un’iniezione intramuscolo ad un paziente, avevo paura e non volevo farla. Poi la caposala ha insistito e l’ho fatta, ma è stata una tragedia, mi ricordo l’ago che è rimbalzato più volte sulla natica. Povero paziente". Era entrato come... facente funzioni, una sorta di apprendista, e dopo 11 anni ha lasciato l’ospedale da caposala. Aveva fatto carriere. Lavorando in diversi reparti - chirurgia plastica, traumatologia, ortopedia, oncologia, medicina II - aveva conosciuto medici, suore, pazienti, colleghi (in sala c’era anche Regina, che lavorò con lui in neurologia e che a fine serata ha salutato affettuosamente). Molti di questi sono finiti anche le suo libro. "Una persona che mi ha insegnato tantissimo è stata suor Aurelia - ha detto -. Mi ha insegnato la fatica, il non tirarsi mai indietro di fronte alle difficoltà. Mi spaventava per il suo essere autoritario ma certamente mi ha aiutato molto a crescere, non solo come infermiere ma anche come uomo". Sandrino, nel libro, si rapporta anche con la morte, con la desolazione di un infermiere che si rende conto di non poter far nulla per evitare quel tragico destino.

"Un infermiere - ha sottolineato - deve avere una buona bilanciatura tra l’essere cinico e l’affezionarsi a chi, purtroppo, si spegne in reparto e tu di fronte a ciò sei impotente". La serata è stata promossa dal Comune. Il sindaco Lorenzo Radice ha sottolineato come l’incontro con Giacomo Poretti è un’occasione per ricordare alcune delle eccellenze che fanno grande Legnano. "Tra queste metto il nostro ospedale che, in questo periodo di pandemia, ha fatto tantissimo, ma che continua a fare tantissimo tutti i giorni".