Il limite di due mandati “svuota“ le liste del M5S

Il retroscena dopo le "regionarie" non disputate a Sondrio e a Cremona. Ma altri militanti ricordano che è già successo (anche in tempi di urne piene)

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MILANO

Per le regionali

del 12 e 13 febbraio, il Movimento 5 Stelle presenterà liste in tutte le province lombarde, assicurano fonti pentastellate; anche a Sondrio e Cremona, dove non si sono disputate le "regionarie" perché si era fatto avanti un solo candidato. Il regolamento interno lo consente, le liste saranno completate con persone iscritte al M5S. Resta la domanda sulla scarsità d’autocandidature, per il Movimento che alle politiche di settembre ha superato il 15,5% nazionale e soprattutto le aspettative, e i sondaggi danno in crescita costante, seconda forza in Italia davanti al Pd.

La fronda contraria all’alleanza col centrosinistra di Pierfrancesco Majorino sottolinea che Cremona è la provincia dell’ex ministro Danilo Toninelli, ma osservando i numeri delle contemporanee "regionarie" del Lazio, dove i grillini corrono in solitaria, non si notano differenze abissali né nell’affluenza (tra meno di un quarto e meno di un terzo degli iscritti aventi diritto al voto), né tra i 15 nomi votabili per la provincia di Frosinone, 17 per Latina, 14 per Viterbo, e i 14 in lizza a Brescia, 13 a Bergamo, 12 a Pavia, 11 a Como, 10 a Lecco, 22 a Monza e altrettanti a Varese. A Mantova si sono presentati in 7, a Lodi in 5: come a Rieti. A Roma in 175, quasi il doppio degli 82 della città metropolitana di Milano, ma la capitale ha anche un “elettorato” più che doppio, quasi 15.300 iscritti contro 6.164; dei romani ha votato il 25,5%, dei milanesi il 23,8%. Militanti di lungo corso ricordano che il problema di completare qualche lista s’era già posto in passato, persino nel 2018, quando i 5 Stelle sfondarono il 32% in Italia e il 22% in Lombardia alle politiche, e presero il 17,37% alle contemporanee regionali. Liste “vuote” non significano urne vuote, insomma, almeno per il M5s. Qualcuno attribuisce la riluttanza al timore di alcuni attivisti di “contare” il proprio consenso. Si potrebbe anche incolpare la macchina delle "regionarie", passate sulla piattaforma Skyvote dopo il divorzio da Rousseau che gli esterni già criticavano per l’esiguo numero d’iscritti ai quali erano affidate le decisioni. Del resto, anche alle “primarie“ volute dalla Lega di Bergamo prima di Natale per selezionare i candidati hanno votato poco più di 800 persone.

Il dito di altri pentastellati, rigorosamente anonimi, punta un altro dogma del movimento di Beppe Grillo: il limite del doppio mandato, che costringe gli eletti due volte a non ripresentarsi. Giuseppe Conte ha preferito non derogare, obbedendo al diktat del fondatore. Così, in quasi 15 anni, si sarebbero ridotti il bacino di attivisti dal quale selezionare e, soprattutto, le prospettive per i giovani che il M5s portava in politica: qualcuno ha notato, tra gli auticandidati alle "regionarie" lombarde, una fitta presenza di sessantenni e over.

Giulia Bonezzi