Garantisce il vecchio Gesu "Con lo zio sono tranquillo"

Dai legami coi Barbaro al traffico di rifiuti, una famiglia sempre a caccia di affari

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MILANO

Se c’era un problema, l’imprenditore, ex calciatore dilettante e allenatore Marco Molluso sapeva di poter contare sullo zio Giosofatto. Un po’ perché nel business delle costruzioni ci lavora da decenni, un po’ perché il cognome è di quelli che a Buccinasco, a Corsico, a Milano, "contano" ancora. Marco, classe 1983, fa parte della seconda generazione dei Molluso. Nessuna condanna per criminalità organizzata, solo qualche precedente per droga. I suoi cugini sono Giuseppe e Salvatore, figli di Giosofatto, detto "Gesu", alle spalle numerose condanne per ricettazione e associazione mafiosa, ora indagato nell’inchiesta "Mensa dei poveri" che ha intrecciato politica e malaffare.

I Molluso sono legati a doppio filo con gli Zappia grazie ai matrimoni e ai Barbaro Castanu e Perre Maistru per le relazioni di stretta parentela. Insomma, famiglie di clan che si intrecciano e che, negli anni, hanno portato la ‘ndrangheta alle porte di Milano. I Molluso sono ovunque, nei vecchi affari e nei nuovi business. Due anni fa a Corsico c’era stato un tentativo di infilarsi in un subappalto comunale da parte di un Trimboli, genero del boss "Gesu", poi fermato. I Molluso sono presenti anche nelle carte dell’inchiesta "Mensa dei poveri" che ha coinvolto un imprenditore corsichese, il quale era scontento di avere come dipendente un Molluso, ma che lo riteneva necessario per potersi sentire "protetto". La stessa famiglia mafiosa era finita in un’altra indagine, a maggio dello scorso anno, su traffici di rifiuti dei cantieri edilizi vomitati nella cava di Zibido San Giacomo. Il proprietario della cava dimostrava sudditanza nei confronti di Giosofatto, che poteva garantire protezione rivendicando anche le parentele con i Barbaro e i Papalia. Marco Molluso, arrestato perché accusato ora di frode fiscale e autoriciclaggio, impiegando i soldi ricavati da fatture false per costruire otto campi da padel abusivi a Milano, nelle intercettazioni non rivendica mai il cognome, la sua appartenenza di sangue.

Quando i soci in affari gli paventano la possibilità che la concessione del campo non venga rinnovata per tanti anni, risponde solo che "ci vorrà qualcuno che abbia coraggio a venire a fare concorrenza a noi". E poi, si limita a dire, intercettato, che se dovessero esserci problemi nell’esecuzione del progetto, "ci pensa lo zio, con lo zio sono tranquillo".

Francesca Grillo