Una scalata come l’Everest a 50 anni e con l’arto amputato? Un italiano ce l’ha fatta: “Io, restituito alla vita”

Alessandro Colombo perse una gamba in un incidente di moto. Ha percorso la distanza necessaria a raggiungere la mitica vetta. Una speciale protesi gli ha ridato la sensazione di avere il piede

Alessandro Colombo, cinquantenne di Parabiago, durante la prova

Alessandro Colombo, cinquantenne di Parabiago, durante la prova

Scalare l’Everest con una gamba amputata e la protesi? Sì, è possibile. Lo ha dimostrato Alessandro Colombo, 50 anni, grande sportivo di Parabiago, nell’Alto Milanese. Anche se il suo Everest era il monte di Mezzocorona, nel Trentino, e la sua prova si chiamava “Everesting Run”. Consiste in questo. Ogni atleta, in bicicletta, con gli sci o come runner nel caso di Alessandro, deve percorrere un dislivello "positivo", ossia solo in salita, pari a 8.848 metri: l’altezza dell’Everest. Questo senza dormire e senza superare l’arco delle ventiquattr’ore.

Alessandro ci è riuscito in diciotto ore e 53 minuti, coprendo per quattordici volte il percorso fra le stazioni a valle e quella a monte. È andato anche un po’ più in là: 8.960 metri. L’impresa, nel tempo, è riuscita ad atleti normodotati, Colombo è il primo amputato a realizzarla.

“Ho sofferto un po’ il caldo, anche perché venivo da mesi di preparazione in un clima freddo. Il momento più difficile - racconta Alessandro - sono state le ultime tre salite, perché si era aperta una piaga a lato di un ginocchio, nella parte dove si appoggiava il moncherino. Senza la presenza dei tecnici ortopedici, sarebbero stati guai. Invece loro hanno sistemato tutto inserendo degli spessori nella protesi. La cosa più bella è stata la partecipazione della gente. Durante le salite avevo almeno otto o dieci persone che mi accompagnavano. All’arrivo l’accoglienza mi ha commosso".

Un’impresa che ha anche un obiettivo. "Faccio tutto questo per far conoscere la tecnica messa a punto dal dottor Gardetto, che, eliminando il dolore, mi ha restituito alla vita e alla pratica sportiva. L’intervento non è ancora disponibile nel servizio sanitario nazionale, si può accedere solo privatamente. L’obiettivo è allora quello di sensibilizzare la sanità pubblica perché venga inserito nelle cure convenzionali per alleviare un dolore, che affligge almeno l’80 per cento dei pazienti amputati. L’altra finalità è quella di dare un messaggio di speranza a chi soffre di una qualsiasi menomazione: non arrendersi, trovare uno scopo per sé e per gli altri e raggiungerlo, passo dopo passo, con impegno e metodo. Nella prova sono stato assistito da uno staff eccezionale formato dai medici dello sport Sergio Roi e Giorgio Perucco, dai tecnici ortopedici Sandro Serani e Aaron Pitchl e dalla mia compagna di vita Anna. Ringrazio - conclude Colombo - tutte le persone che mi hanno sostenuto, che hanno creduto nell’idea, i miei figli, che erano tutti presenti e ognuno ha fatto la propria parte, il Guinness Lab che ha garantito l’ufficialità del record, anche con l’antidoping".

Nel 1997, dopo un terribile incidente di moto, Alessandro subisce la sub amputazione della gamba sinistra (sotto il ginocchio), che gli viene riattaccata ma che rimane menomata, con paralisi e deficit neurosensoriale. Dodici interventi in due anni. Nel 2019 ancora una operazione non riuscita. Nel mese di giugno del 2022, Alex Gardetto lo opera a Bressanone. Gardetto ha messo a punto una tecnica rivoluzionaria (Tagreted Sensory Reinnervation) con una protesi che permette al paziente operato di non vivere la sindrome dell’arto fantasma e di "sentire" la gamba a ogni passo. Consiste nel praticare un "ponte" con un nervo sensibile prelevato dal paziente, che viene innestato nel punto in cui inizia l’amputazione.

L’altra estremità del nervo prelevato viene invece inserita in un’altra parte della gamba (nel caso di Alessandro si tratta dell’esterno coscia). In questo modo il cervello avrà la sensazione di avvertire ancora la presenza del piede. Viene poi applicata una protesi che consiste in una calza dotata di vibratori e di un plantare munito di sensori. A ogni passo, si ha la sensazione di camminare ancora sul proprio piede.