
L’intervento dei carabinieri il 27 settembre 2008 fuori dal cimitero dove fu trovato il corpo della vittima
San Giorgio su Legnano (Milano) – I testi si dichiarano malati, ma per uno di loro la giustizia non aspetta: accompagnamento coattivo alla prossima udienza.
Nuovi colpi di scena al processo d’appello bis per l’omicidio di Cataldo Aloisio, il 34enne imprenditore edile freddato con un solo colpo di pistola e ritrovato senza vita il 27 settembre 2008 nei pressi del cimitero di San Giorgio su Legnano. Ieri, oltre alla testimonianza di Francesco Aloisio, fratello della vittima, erano attese anche le deposizioni di Elena Farao, moglie di Cataldo Aloisio, e di Antonio De Luca, l’uomo che lo accompagnò in auto da Bologna a Legnano il giorno del delitto.
Entrambi, all’ultimo momento, hanno fatto recapitare certificati medici alla seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Milano, presieduta da Renata Peragallo. Impossibilitati a raggiungere il tribunale per motivi di salute, almeno secondo i rispettivi referti medici. Per Antonio De Luca è stato disposto l’accompagnamento coattivo alla prossima udienza fissata al 6 marzo. Stessa sorte potrebbe toccare a Elena Farao qualora dovesse nuovamente dare forfait.
L’omicidio Aloisio è già stato sancito con condanne definitive all’ergastolo per Vincenzo Rispoli, ritenuto il boss del locale di ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, e per i mandanti Silvio Farao e Cataldo Marincola, capi indiscussi della cosca di Cirò Marina. Secondo la sentenza, Rispoli sarebbe stato l’esecutore materiale del delitto, agendo su mandato diretto dei reggenti calabresi. Ora l’attesa si sposta al 27 febbraio, quando in aula sarà chiamato a deporre un collaboratore di giustizia, Gaetano Aloe.
Nei mesi scorsi, parlando con i magistrati dell’Antimafia di Catanzaro, Gaetano Aloe ha fatto una rivelazione sconvolgente: si è autoaccusato dell’omicidio di Vincenzo Pirillo. Sarebbe stato lui a premere il grilletto quel 5 agosto 2017 a Cirò Marina, quando Pirillo, lo zio di Cataldo Aloisio, venne assassinato mentre era seduto a un ristorante. Un delitto che oggi vede imputati, con rito abbreviato, Giovanni Spagnolo e Giuseppe Farao, mentre i capiclan di Cirò Marina, Cataldo Marincola e Silvio Farao, sono sotto processo con rito ordinario.
Secondo il racconto del neo-collaboratore di giustizia, la morte dello zio aveva scatenato in Cataldo Aloisio un desiderio di vendetta. Per questo, avrebbe radunato un gruppetto con l’intento di eliminare Giovanni Spagnolo, indicato negli ambienti criminali come il vero responsabile dell’omicidio.