
di Christian Sormani
Ergastolo per il boss della Locale della ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo. Il tribunale di Busto Arsizio ha condannato alla massima pena Vincenzo Rispoli per l’omicidio di Cataldo Aloiso ritenendolo l’esecutore materiale del delitto. Lo stesso tribunale ha assolto gli altri quattro imputati, compresi quelli che erano stati considerati i mandanti. Assoluzione quindi per Silvio Farao, Cataldo Marincola, Francesco Cicino e Vincenzo Farao, tutti implicati nel piano per eliminare il loro compaesano. Per tutti e cinque gli imputati il pubblico ministero, Cecilia Vassena, aveva chiesto l’ergastolo. Il delitto avvenne il 27 settembre del 2008 a Legnano con la vittima freddata con un colpo di pistola alla nuca. Il corpo dell’uomo fu ritrovato nella mattinata nella campagna di San Giorgio sul Legnano, in via Redipuglia dai carabinieri di Legnano e di Monza intervenuti sul posto dopo la segnalazione di un cittadino. Classe 1974, originario di Cirò Marina, Aloiso era genero del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Farao del potente clan Farao-Marincola. Lo zio, Vincenzo Pirillo, era stato assassinato a Cirò Marina l’estate precedente mentre nel luglio 2008 a San Vittore Olona in un bar in pieno giorno, venne ucciso Carmelo Novella.
Una serie di faide interne ai diversi clan di calabresi presenti in Lombardia avevano portato all’omicidio di Cataldo Aloisio, uomo che che secondo il clan Rispoli voleva vendicarsi della morte dello zio. Da allora il silenzio calato sulla vicenda è stato rotto da un pentito del clan Farao, Francesco Farao al quale hanno fatto seguito i racconti di Emanuele De Castro, braccio destro di Vincenzo Rispoli. Proprio quest’ultimo ha svelato che lo stesso boss di Legnano aveva ucciso il rivale su mandato di Silvio Farao e Cataldo Marincola. Il luogotenente del boss legnanese, residente a Lonate Pozzolo, avrebbe partecipato alla riunione nella quale sarebbe stato deciso l’omicidio di Cataldo Aloisio. Certa anche la sua presenza a Cirò Marina nei giorni precedenti all’omicidio e la sua partecipazione ad un incontro coi due boss all’epoca latitanti. L’uomo era presente nei boschi della Sila dove si nascondevano i due latitanti Cataldo Marincola e Silvio Farao (zio di Francesco) nei giorni precedenti all’omicidio del 2008.
A raccontare della presenza di De Castro è stato Francesco Farao, cognato appunto di Cataldo Aloisio. Vicenzo Rispoli, boss originario di Cirò Marina, è considerato il capo indiscusso del locale di Legnano-Lonate Pozzolo ed il suo potere nei primi anni 2000 in Lombardia era assoluto tanto da sognare l’autonomia dalla Calabria. Una volontà questa che portò i cirotani ad uccidere il capo secessionista dell’organizzazione in Lombardia, Carmelo Novella, parente appunto di Rispoli. Dalle inchieste emerge anche che l’eliminazione di Pirillo era stata decisa per punire l’impropria gestione delle casse del clan. L’omicidio del nipote di Pirillo, Aloisio, era stato deliberato dai capi a Cirò per il timore di una sua vendetta.