Il coronavirus porta licenziamenti: niente eventi, 12 lavoratori a casa

Un'azienda di Corbetta ha lasciato a casa 12 lavoratori con la promessa di richiamarli quando saranno confermate le nuove date delle manifestazioni

Il sindacalista Vito Zagaria

Il sindacalista Vito Zagaria

Corbetta (Milano), 13 aprile 2020 - Dodici dipendenti di una azienda che opera nel settore fieristico sono stati licenziati per mancanza di lavoro. È uno degli effetti nell’immediato della crisi economica indotta dal diffondersi dei contagi da coronavirus. La lettera è stata recapitata ai dipendenti con la motivazione che il licenziamento è giustificato dalla sospensione e dal rinvio ad altra data di numerosi eventi fieristici. Pertanto, non avendo altre mansioni da assegnare ai lavoratori interessati, i dipendenti sono stati licenziati, con la promessa che verranno ricontattati in futuro. I dipendenti potranno ora richiedere la naspi, ovvero l’indennità mensile di disoccupazione, ma certamente non sarà un provvedimento immediato. 

Un provvedimento, quello assunto dall’azienda corbettese, che lascia perplessi. Il licenziamento difatti non è la strada indicata dai sindacati e anche dal Governo per affrontare situazioni di non lavoro conseguenti a questo stato di crisi. Ci può essere il ricorso alla cassa integrazione anche per le aziende con meno di 15 dipendenti e, con il nuovo decreto, anche senza che la richiesta di cassa integrazione sia concordata col sindacato. «Fortunamente questa situazione non è generalizzata. Stiamo invece registrando situazioni dove molti lavoratori sono preoccupati e ho il sentore che le cose potrebbero peggiorare nei prossimi giorni, anche se le aziende sono in prima linea nel cercare di rispettare le norme imposte per decreto» è il commento di Vito Zagaria, sindacalista del settore tessile. 

«Nel nostro territorio le aziende stanno affrontando le emergenze nei modi più svariati. C’è chi rivede i turni di lavoro, chi ha messo i lavoratori in ferie, chi ha modificato le postazioni di lavoro distanziando tra loro i dipendenti. La risposta degli imprenditori è disomogenea e il contatto con i delegati, dove ci sono i sindacati, è costante. Dove si può si lavora, anche se la paura tra i dipendenti è latente - afferma Ermanno Alemani della Fim Cisl -. Ci sono casi in cui ci sono dei dipendenti in quarantena per essere stati a contatto con famigliari o altre persone colpite dal coronavirus». In una azienda del Magentino il lavoro è stato ridotto da 8 a 6 ore al giorno. La differenza è calcolata come ferie, un’ora a carico del dipendente e l’altra a carico dell’azienda. Alla Tosi di Legnano la produzione dovrebbe ripartire nella giornata di lunedì, ma in questo caso problemi di spazio non ce ne sono. Potrebbero però esserci diversi lavoratori che chiederanno di rimanere a casa.