
La protesta contro la chiusura di alcuni uffici postali
di Ivan Albarelli
Nerviano (Milano), 10 marzo 2015 – Se la sorte è segnata, o se ci saranno dei margini anche minimi di trattativa, lo si saprà settimana prossima. In ogni caso, i residenti di Nerviano – nell’Alto Milanese – usciranno con l’onore delle armi dalla battaglia ingaggiata contro Poste Italiane: fra le sessanta filiali prossime alla serrata c’è infatti anche quella nervianese della frazione Sant’Ilario. Due sabati fa la protesta eclatante che ha portato una sessantina di loro a organizzare un rumoroso sit in davanti agli uffici di piazza Cordusio a Milano.
L’altro ieri l’ennesima mobilitazione, stavolta a Nerviano, con una nuova raccolta di firme che ha portato a oltre quota mille quelle messe nero su bianco finora e già fatte pervenire alla Direzione centrale. Servirà a qualcosa la levata di scudi in stile Davide contro Golia? Il sindaco (Pd) della cittadina a metà strada fra Rho e Legnano, Enrico Cozzi, gioca la carta dell’ottimismo. «Secondo noi è una scelta sbagliata chiudere le filiali delle frazioni sulla base di un’ipotetica scarsa produttività. La posta di Sant’Ilario serve un territorio, costellato anche di aziende, che è ben più vasto del solo Comune di Nerviano. Chiudere i piccoli uffici è una scelta che va affrontata guardando caso per caso. In base alla geografia. Se una frazione, mettiamo il caso in una zona di montagna, è distante chilometri dal capoluogo ha senso privarla della posta?».
Nell’Alto e Ovest Milanese – oltre a Nerviano, Parabiago e Marcallo – ci sono altri tre piccoli Comuni su cui pende la spada di Damocle del ridimensionamento del servizio postale: Gudo Visconti e Cassinetta di Lugagnano, nella zona di Abbiategrasso, e Nosate vicino a Castano Primo. A Nerviano, come un po’ in tutta Italia, l’utenza della posta è composta per una buona parte da persone anziane. Che hanno qui il conto corrente, il libretto di risparmio. O che vengono a ritirare la pensione. Durante il presidio milanesela stragrande maggioranza dei protestatari è arrivata a minacciare di ritirare in massa i risparmi e di chiudere i conti per trasferirli nella vicina banca. Minaccia oggi sempre più concreta. Intanto, sulla vicenda sono già state presentate tre interpellanze parlamentari. A livello regionale si sta invece muovendo l’Anci Lombardia. Nerviano non è dunque sola nella sua lotta. Bisognerà vedere se il colosso romano vorrà sentirne le ragioni.