Quando il cadavere di Mussolini venne nascosto nell'armadio dei frati Cappuccini

Fu l'allora cardinal Ildefonso Schuster a dare l'ordine di portare i resti del dittatore a Cerro Maggiore, dove rimasero dal 25 agosto 1946 al 28 agosto 1957.

Benito Mussolini

Benito Mussolini

Cerro Maggiore (Milano), 16 novembre 2015 - Mussolini e Legnanese, un legame inscindibile che è durato diversi anni. Non solo perché il partigiano che uccise il Duce era di Legnano, ma anche perché la salma di Benito Mussolini fu nascosta a Cerro Maggiore per diverso tempo. Dove? In una cassa custodita all'interno di un armadio nel convento dei frati cappuccini del paese. Fantasia? No, tutto documentato. Fu l'allora cardinal Ildefonso Schuster a dare l'ordine di portare i resti del dittatore in questo luogo, dove rimasero dal 25 agosto 1946 al 28 agosto 1957.

Undici lunghi anni, durante i quali nessuno se non pochissimi e fidatissimi frati seppe mai la verità. Sembra che la scelta del cardinale fosse dettata dalla necessità di mantenere l'ordine pubblico: le spoglie di Benito Mussolini avrebbero potuto essere nel mirino tanto dei suoi seguaci quanto degli antifascisti. Bisognava nasconderle in un luogo il più possibile "anonimo" ed ecco l'idea di Cerro Maggiore. Padre Carlo da Milano, il frate che ricevette dal Cardinale Ildefonso Schuster in persona l’incarico di trovare una collocazione per le spoglie del Duce, conosceva bene il paese perché aveva trascorso  a Cerro Maggiore parte della propria infanzia e vi era tornato da adulto in qualità di insegnante nelle scuole superiori del convento.

Quindi si fidava ciecamente di Cerro e dei frati cappuccini. Per undici anni la collocazione delle ossa di Benito Mussolini rimase  avvolta nel mistero. E il caso finì anche in Parlamento. Nel 1957 il ministero dell'Interno ordinò ai frati di riconsegnare la salma ai parenti e così l'armadio fu svuotato di quella cassa. A Cerro però ancora oggi qualcuno, che era poco più che un ragazzino all'epoca, ricorda un'auto scura che spesso faceva visita al convento. Da quell'auto scendeva una donna, vestita a lutto. Era donna Rachele, la vedova di Benito Mussolini.

di CRISTIANA MARIANI