
Davide Nesa, Matteo De Zaiacomo e Chiara Gusmeroli
Tre scalatori valtellinesi volano in India in cerca di nuove vie da aprire. È questo il principale obiettivo della spedizione partita nei giorni scorsi e che vedrà impegnati nella regione del Ladakh, zona dell’India settentrionale caratterizzata da valli selvagge e disabitate e influenzata dalla cultura tibetana tanto da essere spesso conosciuta come il "Piccolo Tibet", il presidente dei Ragni di Lecco Matteo De Zaiacomo, nato a Sondalo, un alpinista che a soli 30 anni vanta spedizioni in diversi angoli della terra e imprese su pareti di gran spessore tecnico, e altri due alpinisti valtellinesi: Chiara Gusmeroli e Davide Nesa.
De Zaiacomo che, oltre a essere il numero uno dei Ragni di Lecco, è un amante a tutto tondo della montagna tanto che, per esempio, nel maggio ha preparato, insieme ad altri grandissimi tracciatori, l’edizione 2025 del Melloblocco, il grande raduno internazionale di bouldering che si svolte in Val Masino e nella Val di Mello e che ogni anno richiama migliaia di partecipanti da ogni parte del mondo. I tre, in una spedizione sostenuta anche dal Cai (Club Alpino Italiano), andranno ad esplorare una zona poco conosciuta alla ricerca di pareti ancora inviolate. Per molte salite sarà quindi una prima assoluta. L’idea della spedizione valtellinese è quella di provare ad arrivare in vetta alla cima della Starikatchan, vetta di poco inferiore ai 6000 metri, e di provare ad aprire nuove vie in altre montagne poste nella zona quali lo Jamyang Ri (5800 metri) e il Chanrasrik Ri (6085 metri). I tre cercheranno di salire nel massimo rispetto dell’ambiente e degli ecosistemi locali provando ad usare protezioni poco invasive (cercando di non usare cioè strumenti come trapani e altro che possano comunque alterare seppure minimamente l’ambiente).
Un’altra cordata di Ragni (e Gamma) è impegnata invece in Kirghizistan nella selvaggia Aksu valley. Si tratta di Davide Pontiggia, Marco Zanchetta del gruppo Ragni di Lecco e Mattia Sandionigi (dei Gamma), che dopo pochi giorni dal loro arrivo sono già riusciti a lasciare la loro firma sulla parete Ovest dell’Ulukbek. Si chiama “The game of forty“ la linea che risale la parete per settecento metri su alte difficoltà. "Una linea di granito eccezionale con un mix di placche, diedri, fessure e anche uno strapiombo", hanno fatto sapere i tre. F.D’E.