
La media italiana invece è di 246,1
A Lecco si pensa solo al lavoro. Non è un luogo comune. I lecchesi sono gli stakanovisti d’Italia: lavorano quasi 265 giorni all’anno. Lo certificano i ricercatori dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui inoltre al nord si lavora 255 giorni rispetto ai 228 del sud.
Secondo la loro analisi, gli operai e gli impiegati che nel 2023 hanno timbrato più volte il cartellino sono appunto quelli della provincia di Lecco, con una media di 264,9 giorni lavorativi. Seguono i dipendenti privati di Biella con 264,3 giorni di lavoro, Vicenza con 263,5, Lodi con 263,3, Padova con 263,1, Monza e Brianza con 263, Treviso con 262,7 e Bergamo con 262,6.
Al contrario si lavora di meno nel Foggiano con 213,5 giorni, Trapani con 213,3, Rimini con 212,5, Nuoro con 205,2 e Vibo Valentia con 193,3 giorni. La media italiana invece è di 246,1 giorni di lavoro all’anno.
Non è tuttavia questione di cavalieri del lavoro da una parte e di lazzaroni dall’altra. "All’origine del divario ci sono almeno due ragioni correlate – specificano infatti dalla Cgia -. La prima è l’economia sommersa molto diffusa nelle regioni meridionali e che, statisticamente, non consente di conteggiare le ore lavorate irregolarmente. La seconda è un mercato del lavoro che nel mezzogiorno è caratterizzato da tanta precarietà, da una diffusa presenza di part-time involontario, soprattutto nei servizi, e da tanti stagionali nel settore ricettivo e dell’agricoltura che abbassano di molto la media delle ore lavorate".
Dove si lavora di più si produce anche di più e soprattutto si guadagna di più: al nord la retribuzione media giornaliera nel 2023 è stata di di 104 euro lordi, al sud di 77 euro. Gli stipendi medi più alti sono a Milano: più di 34mila euro lordi all’anno. A Vibo Valentia invece la media degli stipendi e di con 13.388 euro, la più bassa, a fronte di una media italiana di 23.662 euro.
D.D.S.