DANIELE DE SALVO
Cronaca

Adolph, l’artigliere scampato al lager: il figlio torna a Lecco dopo 80 anni. “Sono qui per la vostra generosità”

Lecco, Adolph Suttner riuscì a raggiungere la Svizzera grazie alla “Rete degli espatriati”. Le sorelle Villa – poi arrestate per una soffiata – lo tennero nascosto nella loro casa del Garabuso

Un incontro emozionate, ha detto il sindaco Mauro Gattinoni

Un incontro emozionate, ha detto il sindaco Mauro Gattinoni

LECCO – Prigioniero alleato ed ebreo. Un destino segnato: il lager e lo sterminio. Durante la sua rocambolesca fuga ha però trovato tanti che lo hanno aiutato a nascondersi, scappare in Svizzera, salvarsi. Tra loro, sacerdoti, dottori, persone all’apparenza comuni ma in realtà campioni di libertà, soprattutto quattro sorelle lecchesi, le sorelle Villa: Caterina, Erminia, Carlotta e Angela. Senza loro, Adolph non sarebbe sopravvissuto, tornato a casa, diventato papà di Jonathan, che, ottant’anni dopo, è tornato a Lecco proprio per ringraziare gli eredi degli eroi silenziosi che hanno salvato suo papà a costo della loro stessa vita.

Adolph Suttner era un giovane artigliere ebreo sudafricano catturato in battaglia dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale: imprigionato in diversi campi fino al numero 62 di Grumello, alle porte di Bergamo, dopo l’armistizio riesce ad evadere; viene catturato nuovamente ma scappa di nuovo dal treno piombato che lo stava portando verso un non meglio precisato campo di concentramento. San Giovanni Bianco, Cantiglio, Lecco... le tappe della sua fuga per la libertà. Antonio Gerosa Crotta, il dottor Nicola Lanzetta, Francesco Milani, Alessandro Turba, Francesco Bolis, i nomi di chi lo accoglie, nutre, cura, veste. E poi le quattro sorelle Villa che lo nascondono nella loro casa del Garabuso, fino a quando non riesce ad attraversare il lago e poi raggiungere la Svizzera, cioè la salvezza, e da lì, finito il conflitto, casa.

Le sorelle Villa di Acquate – poi arrestate per una soffiata ma fortunatamente riuscite a salvarsi anch’esse – e tutti gli altri componenti lecchesi delle “rete degli espatriati” hanno salvato la vita a tanti come Adolph. E tanti come Jonathan. senza le sorelle Villa e tutti gli altri lecchesi della “rete”, non sarebbero mai nati. “È un privilegio essere qui per ringraziare chi ha aiutato mio papà – le parole commosse di Jonathan, ospite nei giorni scorsi in sala consiliare a Palazzo Bovara a Lecco per incontrare i discendenti di chi ha aiutato e salvato suo padre Adolph, più volte tornato in Itala per lo stesso motivo –. È bello stare insieme a quanti nemmeno conoscevo ma a cui sono legato da gesti di grande generosità”.

“Un incontro emozionate – dice invece Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco, città medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza –. Una vicenda incredibile che riapre una pagina di storia poco conosciuta sulla rete di persone in campo per aiutare tantissimi fuggitivi o perseguitati dai nazifascisti”.