
Operazione Cappio
Malgrate (Lecco), 22 novembre 2018 - «Sono qui per scontare la mia condanna». Dalmazio Gilardi, 55 anni, casa a Malgrate, condannato a 3 anni 2 mesi e 29 giorni nel processo «Cappio» si è presentato spontaneamente in carcere di Lecco Pescarenico.
Una sorpresa per gli stessi agenti di polizia penitenziaria. Dalmazio Gilardi, che con il fratello Antonello, era tra i 25 indagati, di cui 16 finiti in carcere nell’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Lecco e Guardia di Finanza di Lecco nel gennaio 2006. I reati contestati: usura, truffe, estorsioni e minacce. Il 13 gennaio 2006 Dalmazio Gilardi era stato rinchiuso nel carcere di Monza su ordine di custodia cautelare del Gip del tribunale di Lecco. I guai per l’ex benzinaio iniziarono con una denuncia da parte di un noto imprenditore lecchese, Alberto Vaccani, titolare di un conosciutissimo marchio nel settore della panificazione, che denunciò di essere stato taglieggiato. Così scattarono le indagini condotte di Squadra Mobile e Finanza. Nell’inchiesta Dalmazio Gilardi, difeso dagli avvocati Ruggero Panzeri e Roberto Tropenscovino, collaborò con la giustizia, ricostruì quanto a sua conoscenza i legami con gli altri indagati e decise di andare a processo. Rifiutò il patteggiamento, come fecero la maggior parte degli altri imputati, ma in aula si sfogò dicendo di essere stato abbandonato: «Ho collaborato con la giustizia - disse in una deposizione - mi sono affidato all’allora Pm (Luca Masini ndr.) poi mi sono sentito abbandonato. Ecco perché ho deciso di non patteggiare, di non scendere a compromessi e di essere qui al pubblico dibattimento». Nella deposizione del 24 gennaio 2013 davanti al collegio giudicante affermò di non essere stato tenuto in debito conto dalla giustizia. Dalmazio Gilardi ammise sin da subito il fatto di essere un usuraio, precisando però di non aver mai messo alcuna persona sul lastrico. La deposizione di Dalmazio Gilardi aiutò gli inquirenti a far luce su un vasto giro di corruzione in città, fece nomi e cognomi di quanti - anche servitori dello Stato - sfruttavano la propria posizione per arricchirsi. Durante il processo Gilardi non volle passare per il mostro e tracciò un quadro dettagliato dei molti soggetti che a lui si rivolgevano per continue richieste di denaro.
In primo grado venne condannato a sei anni e mezzo, e in un secondo processo per intralcio alla giustizia gli era stata inflitta un’altra pena a un anno e 8 mesi. In Appello la condanna gli venne ridotta e la Cassazione ha confermato 3 anni e 2 mesi e 29 giorni di pena. Con la sentenza passata in giudicato Dalmazio Gilardi aveva la possibilità di essere messo alla prova, quindi affidato ai servizi sociali per scontare la pena. Ma, come è stato nell’iter processuale. Dalmazio Gilardi ha optato per un’altra strada e spazzato tutti: spontaneamente si è presentato in carcere e in via Beccaria sconterà la pena.