Cassina Valsassina (Lecco), 25 novembre 2024 – Prima Corrado avrebbe ucciso mamma Margherita, imbottendola di barbiturici, poi avrebbe cercato di togliersi la vita allo stesso modo. Investigatori e inquirenti hanno dichiarato il figlio in stato di fermo per omicidio volontario aggravato. Per l’avvocato difensore, però, la tesi è tutta da provare e dimostrare. “Non mi convince”, spiega Marcello Perillo, legale di fiducia di Corrado Paroli, l’operaio di 48 anni, accusato di aver ucciso la madre 73enne Margherita Colombo, trovata morta accanto a lui, esanime ma ancora vivo.
“C’era un legame d’affetto”
“Stride con la sua dedizione verso la donna, che aveva accolto a casa sua per accudirla e assisterla, poiché non era più in grado di stare da sola in seguito a un serie di cadute. Inoltre, Corrado ama i suoi figli, con i quali ha un rapporto splendido, e non credo li volesse lasciare orfani”. Eppure i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lecco, che si occupano delle indagini, e il sostituto procuratore che li coordina hanno pochi dubbi i merito: lo desumono dalle lettere che Corrado ha lasciato nella cassetta della posta dell’ex moglie in cui preannunciava i suoi insani propositi, dalle confezioni di sonniferi che gli erano stati prescritti e, soprattutto, dall’assenza di segni di effrazione, che permettono di escludere il coinvolgimento di altre persone entrate dall’esterno.
Il caso rimborsopoli
Per chiudere il cerchio si attende solo l’esito degli esami tossicologici e l’interrogatorio di garanzia, in programma per oggi, per chiedere direttamente quanto accaduto all’unico testimone, cioè Corrado, ancora ricoverato in ospedale ma fuori pericolo. L’avvocato lo ha incontrato già un paio di volte. “Venerdì pomeriggio mi è parso confuso, mentre sabato mi è sembrato più tranquillo – riferisce il difensore -. Abbiamo parlato della sua vita in generale, della separazione avvenuta un paio di anni fa e della mamma di cui si prendeva cura, ma non di quanto successo”. I due hanno affrontato velocemente anche la condanna a 2 anni e 8 mesi per la rimborsopoli lombarda. A trascinarlo nell’indagine sulle spese pazze era stato il suocero, il consigliere regionale leghista Stefano Galli, scomparso nel 2021: aveva pagato il pranzo di nozze di Corrado e sua figlia e lo aveva reclutato come consulente con uno stipendio di quasi 200mila euro per 18 mesi di lavoro. “Storia vecchia e non pertinente”.