
Nicola Gratteri, 67 anni, in magistratura da quando ne aveva 25: è uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ’ndrangheta
Merate, 1 agosto 2025 – Relazioni e consenso, la vera dote e il vero business dei mafiosi. Non i soldi, perché i mafiosi non discutono tanto nemmeno il prezzo. Il denaro è semmai il cavallo di troia per comprare “imprenditori malati di soldi” e chi si lascia corrompere ormai per poche migliaia di euro.
“La mafia al Nord è entrata come un coltello nel burro e non ve ne siete nemmeno accorti. Avete continuato a farci affari e comprare la droga per il fine settimana”. Parole precise, dure, come un diretto alla stomaco, quelle di Nicola Gratteri, 67 anni, in magistratura da quando ne aveva 25, attualmente procuratore della Repubblica di Napoli, la più grande d’Italia, uno dei magistrati più esposti contro gli ‘ndranghetisti. Sal 1989 è sotto stretta scorsa.
Le ha pronunciate l’altra sera dal palco dell’auditorium comunale di Merate, dove ha presentato il suo ultimo libro, “Una cosa sola“, ma soprattutto ha tenuto una lezione magistrale sulla mafia e la lotta alla mafia.
A invitarlo, l’assessora alla Legalità Patrizia Riva, il sindaco Mattia Salvioni, gli amministratori di Avviso Pubblico e i volontari dell’associazione culturale La Semina. Ad ascoltarlo in sala il nuovo prefetto di Lecco Paolo Ponta, il questore Stefania Marrazzo, molti ufficiali delle forze dell’ordine del territorio, e tantissimi cittadini. Ad intervistarlo invece, chi scrive. Un quadro sconfortante quello che ha tracciato: “Eravamo i migliori nello scoprire e catturare i mafiosi, ora siamo rimasti indietro, ci hanno superato tutti”. Colpa, tra il resto, pure delle varie riforme della giustizia, di ieri e di oggi: il limite alle intercettazioni telefonici, l’improcedibilità nei giudizi di impugnazione, il continuo dover rendere conto di investigatori e inquirenti di come svolgono le indagini, la separazione delle carriere che riguarda solo lo 0,2% dei magistrati.
Ignoranza, dolo, superficialità? “Incompetenza di tanti che non sanno nemmeno cosa stanno a fare nel posto dove sono – la sua riposta -. E la volontà di mettere i magistrati sotto il ministro della Giustizia”. Una lotta impari quindi quella alle mafie, “che finiranno quando finirà l’uomo sulla terra”. E allora che fare? “La coerenza – è stato il suggerimento di Nicola Gratteri -. Cerchiamo di essere coerenti di non essere solo bravi predicatori, ma di praticare la moralità e l’etica. Gli amministratori comunali invece devono essere generosi e devono farsi vedere con i carabinieri e i poliziotti ed essere intesi un po’ come “sbirri di fatto”.