DANIELE DE SALVO
Cronaca

Merate dice basta ai giochi di guerra. Il sindaco fa spegnere (per ora) i carri armati di Brugarolo

Dopo le proteste dei residenti della frazione, il Comune dà lo stop all’associazione Apokas. Ma l’opposizione attacca: “Ci sono voluti quattro anni. Si poteva fare anche prima”

Un carro armato a Brugarolo

Un carro armato a Brugarolo

Merate (Lecco) – Stop ai giochi di guerra a Merate. I residenti della frazione di Brugarolo hanno vinto la loro battaglia contro l’utilizzo nel campo appena fuori casa di carri armati veri, perché, sebbene depotenziati e demilitarizzati, sono lo stesso troppo rumorosi, inquinano e distruggono il terreno in un’area agricola. A decretare la sconfitta, almeno temporanea, dei soci Apokas, associazione sportiva di paintball e softair, che affittano cacciacarri, cingolati, mezzi anfibi e lanciamissili, è stato il sindaco Massimo Augusto Panzeri durante l’ultima seduta di Consiglio comunale, in risposta a una interrogazione presentata dai consigliere del gruppo di minoranza "Cambia Merate!".

"È stata notificata ai responsabili dell’associazione e ai proprietari dei terreni un’ordinanza che obbliga la sospensione immediata della movimentazione dei mezzi storici demilitarizzati e il ripristino delle aree, previa indagini ambientale", sono state le parole del borgomastro al termine di una lunghissima spiegazione di quasi tre quarti d’ora su iter, normative, controlli svolti, autorizzazioni per giustificare perché nessuno sia intervenuto prima, sebbene da tempo gli abitanti del quartiere denunciassero la situazione.

"Abbiamo dovuto aspettare quattro anni – ha infatti sottolineato dai banchi di opposizione Roberto Perego -. Si poteva e doveva fare prima. Perché così non è stato?". Nonostante le evidenze, per porre fine alle ostilità, sono stati invece necessari sia una relazione dei tecnici di Arpa Lombardia, che hanno certificato il superamento di 5 decibel della soglia massima di rumore consentito in quella zona e sollevato dubbi su licenze e modificazioni del suolo, sia appunto un’interrogazione consiliare, sia diverse lettere e petizioni da parte di chi lì ha casa. I responsabili di Apokas, che spiegano che il loro arsenale depotenziato è una sorta di museo, hanno comunque tempo per tentare la controffensiva ricorrendo ai giudici del Tar e ottenere così il permesso di riaccendere i loro carri armati, che, almeno fino a qualche giorno fa, permettevano di guardare a quanti fossero disposti a spendere da 189 euro a salire. Interpellati sulla questione, al momento hanno preferito non rispondere.