DANIELE DE SALVO
DANIELE DE SALVO
Cronaca

La fatica dei soccorritori: "Non ci muoviamo da qui". E un drone sorvola l’area

Accampate ai Piani dei Resinelli le squadre attendono il primo miglioramento per essere portati in quota.

Accampate ai Piani dei Resinelli le squadre attendono il primo miglioramento per essere portati in quota.

Accampate ai Piani dei Resinelli le squadre attendono il primo miglioramento per essere portati in quota.

Cristian e Paolo sono morti. Lo erano già sabato quando sono cominciate le ricerche, traditi da una cornice di neve che credevano fosse roccia e uccisi dalla caduta nel vuoto, per un centinaio di metri. Sebbene non ci sia più nessuno da cercare, trovare, salvare, i soccorritori del Soccorso alpino non si arrendono: fino a quando non li avranno recuperati e portati a casa entrambi, la loro missione non sarà conclusa. Anche ieri, nonostante la stanchezza di 48 ore fisicamente ed emotivamente estenuanti, il freddo, la pioggia, la neve a tratti, l’umidità di quella che bagna pelle, capelli e vestiti indosso, per tutto il giorno sono rimasti di nuovo accampati ai Piani dei Resinelli, ai piedi della Grignetta. Lo sguardo fisso al cielo, nella speranza di uno squarcio di sereno, e al canalone Caimi, dove si trovano i corpi di Cristian Mauri e Paolo Belazzi, i due amici e colleghi brianzoli di 48 anni che sabato sono precipitati nel baratro senza possibilità di scampo.

"Le condizioni meteo non hanno ancora consentito né il decollo in elicottero dal nostro campo base al Bione a Lecco, né il sorvolo della zona", spiega Marco Anemoli, responsabile della XIX Delegazione Lariana del Soccorso alpino. Significa che i soccorritori non possono essere trasportati in quota per poi calarsi nel canalone né essere verricellati direttamente nel punto dove sono si trovano Cristian e Paolo. "È impossibile muoversi anche a piedi", aggiunge Marco. Che comunque assicura: "Noi da qui non ci muoviamo, restiamo a monitorare la situazione, pronti a intervenire alla prima occasione utile". "Ci sono pericoli oggettivi – aggiunge Luca Vitali, presidente del Soccorso alpino e speleologico lombardo –. Il contesto operativo è complicato e non possiamo mandare lassù nessuno dei nostri ragazzi. In basso c’è poca neve, ma in quota ne è arrivata tanta e c’è stato molto vento che ha creato zone di accumulo che potrebbero innescare dei distacchi spontanei". Per valutare possibili itinerari percorribili quando sarà il momento, i soccorritori ispezionano la zona pure con un sofisticato drone appositamente equipaggiato per loro. Lo pilota un dronista del Soccorso alpino. È un concentrato di tecnologia dotato di telecamera, termocamera e altri apparati elettronici. Le immagini e le coordinate registrate durante il volo vengono poi elaborate e analizzate, per creare mappe in 3D, marcare i punti da tenere d’occhio, verificare che Cristian e Paolo siano ancora lì dove sono stati individuati e aspettano di essere recuperati. D.D.S.