Da piccolo cosa sognavi di fare? "Sognavo di fare alcune cose come l’insegnante di qualsiasi materia. Mi piaceva tantissimo geografia, storia, sport. Tra i mestieri che desideravo poter fare c’era anche quello del giornalista, non nello specifico sportivo, come è invece accaduto a me".
Come ti sei avvicinato al mondo del giornalismo? "Quasi casualmente. Avevo poco più di 15 anni. C’era bisogno di coprire un mio caro amico che mi chiese di sostituirlo per il resoconto della settimana dell’atletica da fare. Lo feci così bene che il caporedattore di quella radio mi disse di continuare a farlo. Non mi sono più fermato".
Qual è stata la tua esperienza più emozionante da cronista? “Ce ne sono tante di emozionanti e qualcuna di emozionantissima. Mi viene in mente quando, era l’1 agosto 2021, Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (scivolati di un anno causa covid), facevo le telecronache e, nel giro di 10 minuti, l’Italia vince l’oro nel salto in alto con Gianmarco Tamberi e, poco dopo, Marcel Jacobs invece nel 100 metri. Nella storia dello sport italiano non era mai accaduto ciò.
Quale consiglio daresti per diventare bravi giornalisti? "Un bravo giornalista parte da un carattere che deve portarlo alla curiosità, verificare le notizie, mettere il naso dentro alle cose. Deve avere la schiena dritta per essere estremamente franco, esplicativo, completo."