ANGELO PANZERI
Cronaca

Guzzetti, la condanna è definitiva

Per l’omicidio di Maria Adeodata Losa 22 anni di carcere al vicino di casa che si è sempre detto innocente

di Angelo Panzeri

Roberto Guzzetti, 62 anni, residente in viale Turati a Lecco, è stato condannato in via definitiva a 22 anni di carcere per l’omicidio di Maria Adeodata Losa, 89 anni. La pensionata venne uccisa l’11 giugno 2016 nella sua casa a Torre de’ Busi. I giudici della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso presentato dalla difesa, confermando la sentenza del 23 aprile 2019 della Corte d’Assise d’Appello di Milano. In primo grado - in Corte d’Assise a Como - la condanna era stata di 24 anni, mentre il sostituto procuratore Paolo Del Grosso, titolare dell’inchiesta condotta dai carabinieri, aveva chiesto l’ergastolo. In primo grado ha avuto uno sconto di pena di due anni. Sia nel processo di I che di II grado, le avvocatesse Marilena e Patrizia Guglielmana, che assistevano Roberto Guzzetti, hanno sostenuto la sua innocenza. Roberto Guzzetti, 62enne, residente a Lecco aveva una seconda casa a Torre de’ Busi, dove si recava nei fine settimana. Gli inquirenti sono risaliti a lui grazie alle impronte, con tracce ematiche sulla tovaglia cerata stesa sopra il tavolo del piccolo locale al piano terra dell’alloggio. Lui ha sempre negato e dichiarato la propria innocenza. Lo scorso dicembre aveva scritto una lettera. "È il quarto Natale che passo in carcere lontano dagli affetti e dai miei amati genitori e le vicende che mi hanno travolto le conoscete - si legge nella missiva recapitata a parenti e amici -; le ore passate nel silenzio di questa cella mi hanno reso ancor più consapevole della mia estraneità al delitto di cui sono imputato; in questi anni non ho mai fatto errori di comunicazione o avuto sensi di colpa, manifestazioni somatiche o discrepanze narrative o altro che potessero far nascere il sospetto che ci fosse qualcosa di nascosto, di non detto, che stesse minando il mio funzionamento mentale e, mi permetto di aggiungere, spirituale. Ciò che mi ha animato è una fede vera; mi sento di dirlo con onestà".

E nella lettera ha evidenziato che "Qui mi sento un po’ abbandonato da tutti, senza una sincera parola di sostegno, senza un sorriso; anche i volontari quando passano chiedono se ho bisogno di qualcosa e non "come stai". Ogni tanto mi fermo a guardare fuori dalla finestra il mondo e vedo i gabbiani che sembrano gridarmi: vieni fuori".