REDAZIONE LECCO

Ricordo dell'eccidio: l'Anpi blocca il ghisa che si vestì da Ss

Alla commemorazione di Valaperta voleva essere presente anche il comandante della Polizia locale di Biassono

La commemorazione

Casatenovo (Lecco), 4 gennaio 2017 - Alla commemorazione dell’eccidio di Valaperta a Casatenovo, dove la mattina del 3 gennaio 1945 vennero uccisi dalle camice nere per rappresaglia quattro partigiani, avrebbe dovuto esserci anche lui, Giorgio Piacentini, il comandante della Polizia locale di Biassono, reintegrato nel suo ruolo dopo essere stato degradato ad agente semplice per aver indossato lo scorso gennaio una divisa da SS nazista ed essersi immortalato in una foto postata in Facebook. Il sindaco del paese brianzolo Luciano Casiraghi, che ha ripromosso il ghisa al termine di undici mesi di “purgatorio”, lo avrebbe voluto accanto a sé alla cerimonia, per dimostrare la piena fiducia nel suo capo dei vigili urbani, ma anche per riabilitarlo completamente agli occhi dell’opinione pubblica.

Si sono tuttavia opposti i vertici nazionali dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani italiani, che non sono disposti a perdonargli la “carnevalata” del travestimento da soldato dello squadrone della morte, come l’aveva definita lui stesso. «In accordo con i dirigenti della Digos abbiamo preferito non fornire pretesti a contestazioni e disordini e non turbare il corretto svolgimento della commemorazione», spiega il primo cittadino monzese, che così alla messa di suffragio nella piccola chiesa della frazione e al successivo corteo fino al monumento dove vennero fucilati i partigiani si è presentato da solo, insieme ad un messo per sorreggere il gonfalone municipale. Per Natale Beretta e Gabriele Colombo di 25 e 22 anni di Arcore, Nazzaro Vitale 24enne di Bellano e il 23enne Mario Villa di Biassono, cioè i quattro partigiani passati per le armi, sembra dunque non esserci pace. 

Il ricordo del loro eccidio infatti ogni volta riapre vecchie ferite a quanto pare mai rimarginate e ripropone polemiche e contese storiche tra eredi dei combattenti della Liberazione e estremisti di destra, anche per il coinvolgimento nella rappresaglia di quel giorno di 73 anni fa di Emilio Formigoni, comandante di distaccamento fascista di Missaglia e papà dell’ex governatore lombardo e senatore Roberto Formigoni.