MICHELE BRAMBILLA
Editoriale e Commento

La parola del Giorno: vaffa

Dal V-Day alla fiducia a Draghi: la parabola grillina ritorna là dove era iniziata. Ma al Governo

La parola del Giorno è "vaffa"

Quello che una quindicina di senatori e una ventina di deputati pentastellati rivolgono al loro ex capo Beppe Grillo, reo di alto tradimento. Aveva giurato, il Fondatore, che loro sarebbero stati diversi, che non si sarebbero mai alleati con nessuno. Evidentemente, per Grillo “nessuno” era solo Bersani: l'unico ad aver ricevuto pesci in faccia quando ha proposto un patto di governo. Dopo di che, il M5S s'è alleato con tutti: i fascioleghisti di Salvini, i “delinquenti di Bibbiano” del Pd, l'odiato Renzi con Maria Etruria e ora perfino con lo Psiconano e con i banchieri europei dei poteri forti. Manca solo Cetto Laqualunque.

Ieri e ieri l'altro il M5S ha infatti votato la fiducia al governo Draghi. “Non l'ha fatto a cuor leggero”, ha detto il reggente Vito Crimi, ma l'ha fatto. E così una nutrita pattuglia di parlamentari ha, appunto, mandato un bel vaffa a Grillo e a tutto il MoVimento. Non l'hanno fatto a cuor leggero, magari: ma l'hanno fatto. Saranno espulsi.

Ma sono convinti di aver mantenuto la verginità. Quella dell'8 settembre 2007, primo V-Day e nascita simbolica del MoVimento. Quel giorno Grillo mandò affanculo tutti quelli con cui si sarebbe poi alleato. “Vaffanculo”, secondo il Vocabolario Treccani è “un'espressione offensiva rivolta a chi dà fastidio, annoia, o comunque non si sopporta, perché smetta e se ne vada”. Adesso il vaffa se lo prende lui. Se ne farà una ragione. Chi di vaffa ferisce, di vaffa governa.