LUCA TAVECCHIO
Editoriale e Commento

Milano anno zero

Il 13 agosto di ottant’anni fa la città si ritrovò in ginocchio, ma non si arrese

Le sirene iniziarono alle 0.35. Dieci minuti dopo il cielo fu invaso da oltre 500 aerei della Raf che scaricarono al suolo 1.200 tonnellate di bombe. Il 13 agosto per Milano è un giorno storico, un giorno però che nessuno vuole ricordare. Nella notte del 13 agosto del 1943 la città fu colpita dal più massiccio bombardamento mai subito da una città italiana. I pochi milanesi ancora in città aspettarono la fine della tempesta nei rifugi antiaerei. Quando alla mattina tornarono all’aperto quello che videro furono fuoco e macerie. Un terzo della città distrutto e metà in fiamme. Anche gli edifici simbolo non vennero risparmiati: il Duomo, la Scala, il Castello, Palazzo Marino, corso Vittorio Emanuele, Santa Maria delle Grazie. Un anniversario tragico, ma anche un’occasione per guardare con orgoglio alla città, che dal cumulo di macerie di quel 13 agosto e dalle devastazioni dei successivi due anni (i bombardamenti andarono avanti fino ai primi mesi del 1945, anche se dopo l’armistizio dell’8 settembre ‘43 su obiettivi specifici, con alcune sanguinose eccezioni) si rimboccò la maniche e riuscì a rialzarsi. E nel giro di poco più di un decennio tornò a correre. Per  essere, nel bene e nel male, la locomotiva che ancora è oggi.