ARNALDO LIGUORI
Editoriale e Commento

Due precari e zero capanne

I giovani non si sposano e forse c’è da chiedersi perché

La notizia – udite, udite – è che a Milano diminuiscono i matrimoni, soprattutto tra i giovani. E nell’indagare le ragioni profonde di questa (non) scelta, la ricerca psicologica ipotizza che il punto è che i giovani “investono di più nella relazione affettivo-romantica, spogliandola dai riti e dalle responsabilità dell’impegno”. Questa è una spiegazione. Ma forse ce n’è anche un’altra, per così dire più superficiale, che non esclude la prima. Circa metà di chi ha meno di 30 anni ha un precarissimo contratto a termine, quindi un orizzonte programmabile di forse un anno, un quarto è disoccupato e un altro quarto guadagna meno di 9 euro lordi l’ora. Ora, a parte che un matrimonio in Italia costa in media 25 mila euro, c’è da chiedersi quale impegno ci si possa prendere, in coscienza, vivendo tra domande quali: “Tra sei mesi avrò ancora un lavoro? Potrò ancora vivere dove vivo? Dovrò cambiare città?”. Non proprio, insomma, le premesse per due cuori e una capanna.