Giulia e la banalità del male

Quando la 29enne è scomparsa tutti hanno pensato allo scenario più “semplice”: femminicidio

Dal primo momento in cui Giulia Tramontano è scomparsa con il suo bel pancione di sette mesi, nessuno ha creduto nemmeno per un istante all'allontanamento volontario. Noi in redazione, i lettori... tutti hanno avuto lì, silente, la triste convinzione che la risposta alla sparizione di questa giovane donna fosse semplice: morta, uccisa dal suo compagno. Il male è banale, lo diceva bene Hannah Arendt, lo dimostra ancora meglio la cronaca di tutti i giorni. Su Twitter l’hashtag di queste ultime ore, #losapevamotutte, sintetizza il concetto molto bene: lo sapevamo tutte fin dall’inizio che Giulia era stata ammazzata, perché il femminicidio è la prima cosa a cui si pensa. Il femminicidio è normalità.

La vicenda di Giulia, poi, è ancora più atroce nel suo ripetersi di cliché: lui, lei, l'altra, le bugie, gli inganni, il faccia a faccia tra due donne innamorate e prese in giro. La farsa messa in piedi da un uomo minuscolo era già molto ricca e poteva fermarsi qui e invece Alessandro Impagnatiello è andato oltre, scendendo in un abisso che è davvero difficile persino da immaginare. Giulia non è certo la prima donna incinta uccisa dal proprio uomo, purtroppo non sarà l'ultima. Sarebbe bello, però, se alla prossima donna sparita il finale fosse un po' meno banale.