“Sparati” e decapitati per una questione di corna. No, non si tratta dell’ennesimo femminicidio o di un assassino che gli avvocati difensori provano a far passare con il frutto di un amore malato. Qui le corna sono vere, maestose e naturali. Ben piantate sulla testa di tre maestosi cervi. Uno o più cacciatori di frodo hanno sparato agli animali e poi li hanno decapitati. Così la nuda cronaca che viene dalla Valchiavenna.
Testa e corna diventeranno un trofeo da esibire sulla parete di qualche baita magari vicino al camino accesso, le castagne che scoppiettano e bambini che giocano sul pavimento. Un orrore da andarci fiero per qualcuno. Un reato per la legge se mai venissero presi.
Lasciamo da parte le polemiche sulla caccia regolamentata. Qui si tratta di bracconieri, vigliacchi cacciatori di trofei, come quei ricconi che vanno in Africa e con un bazooka abbattono un elefante e poi si fanno fotografare tronfi e sorridenti vicino alla vittima.
Eppure questo inutile massacro dei tre cervi si poteva evitare. Bastava, a chi ha sparato, farsi venire il sospetto che non tutte le corna sono visibili e per averle non serve essere cervo ma anche solo il karma. Spararsi un selfie e appenderlo incorniciato accanto al caminetto. Sorridenti e ovviamente con delle belle corna fotoshoppate. Un trofeo chiaro a tutti...