Per un vecchio detto popolare lombardo chi ha poca voglia di lavorare è una “caneda de veder” dove per ”cannetta di vetro” si intende la colonna vertebrale che, essendo di vetro appunto, si spezzerebbe per la fatica.
E nella logica e nella dedizione lombarda per il lavoro non è un bel complimento. Lo slang moderno si è arricchito di sinonimi un po’ più volgarotti ma non ironicamente salaci come “caneda de veder”.
Se “voglia di lavorare, saltami adosso” è il mantra giornaliero e la filosofia di vita di alcuni di noi, per altri lo è diventato o potrebbe diventarlo. Eppure non sono mai stati una “caneda de veder”. Semplicemente non riescono più a lavorare come prima, sono scarnificati dalle angosce che possono degenerare in stress, frustrazione, disturbi psicologici. E a pagare è anche la vita privata e sociale.
Si chiama sindrome di burnout che insieme ai possibili effetti del Long Covid negli ultimi anni ha colpito migliaia di milanesi (ex) lavoratori doc. Secondo gli esperti poi i lombardi a rischio sarebbero molti di più, anche in considerazione dell’aumento esponenziale di chi chiede aiuto a medici e psicologi.
E’ un male da lavoro dei tempi moderni che impedisce di lavorare e che nulla ha da spartire con la sindrome da “caneda de veder” di chi, in assoluta libertà, sceglie di far nulla o il minimo sindacale.