ROBERTO CANALI
Economia

Tassa sulla salute, Giorgetti non fa sconti: va pagata, dai frontalieri o dai Comuni

Secondo il ministro dell’Economia la quota della sanità non è compresa nella tassazione elvetica. L’associazione di categoria: contribuiamo con i ristorni, come previsto dagli accorid bilaterali

Giancarlo Giorgetti e Massimiliano Baioni

Giancarlo Giorgetti e Massimiliano Baioni

Varese - Le tasse sono sempre invise, ma quella sulla Salute a carico dei vecchi frontalieri rischia di diventare un vero e proprio caso politico.

Già prevista nella Finanziaria 2024 e mai entrata in vigore per l’impossibilità di farsi consegnare dalla Svizzera gli elenchi dei lavoratori soggetti al provvedimento la gabella è stata confermata anche nella Legge di Bilancio approvata nelle scorse settimane, con il Governo che invita i frontalieri ad aderire al più presto minacciando sanzioni per chi continuerà a ignorare il provvedimento. Sul tema è intervenuto, gettando benzina sul fuoco, anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che intervenendo a margine della presentazione dell’associazione ‘La Lombardia che vorrei’, è tornato sul tema della tassa sulla Salute. “Qualcuno deve pagare i costi della sanità. Se non lo fanno loro (ovvero i vecchi frontalieri), tocca ai Comuni. Per me è indifferente. È evidente che nelle tasse pagate in Svizzera non è compresa la quota per la sanità. Prova ne sia che in Svizzera bisogna procedere con l’assicurazione privata a un costo molto più elevato”. Rendendosi conto della reazione che avrebbero suscitato le sue parole il ministro ha messo le mani avanti aggiungendo che “la decisione spetta a Regione Lombardia. Vedremo che cosa deciderà”.

Affermazioni le sue che hanno suscitato le ire dell’Associazione Frontalieri Ticino. “Ancora una volta, assistiamo a una narrazione errata e penalizzante nei confronti dei frontalieri, in particolare dei cosiddetti ‘vecchi frontalieri’, i quali già contribuiscono in modo significativo ai Comuni di frontiera attraverso i ristorni, come previsto dagli accordi bilaterali. Introdurre una nuova tassa sulla sanità rappresenterebbe una doppia imposizione ingiustificata e non prevista dagli stessi accordi – spiega Massimiliano Baioni, presidente del sodalizio –. I frontalieri non possono essere considerati un bancomat dal quale attingere risorse ogni volta che si presenta un problema di bilancio”.

L’associazione ricorda che già nel 2016 il Ministero della Sanità aveva chiarito infatti che i frontalieri non devono alcun contributo aggiuntivo per la sanità, oltre a quanto già versato tramite l’imposta alla fonte “Si è parlato di usare i ristorni per risolvere crisi aziendali, ma non si è pensato di destinarne una parte al potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale – aggiunge il vicepresidente Mattia Cavallini –. La tassa sulla sanità è una misura ingiusta e priva di logica, che va a colpire chi già contribuisce con la tassazione alla fonte”. Da qui la richiesta di un tavolo di confronto con il Governo e Regione Lombardia, chiamata a dare attuazione alla tassa. “Chiediamo un immediato dietrofront sulla tassa. È necessario discutere in modo serio e costruttivo le problematiche dei frontalieri, senza imporre misure unilaterali che penalizzano migliaia di lavoratori e le loro famiglie.Chiediamo risposte concrete e una visione chiara sul futuro dei frontalieri”