MONICA PIERACCINI
Economia

Stabilità e parità in busta L’integrativo è solidale

Unicoop Tirreno chiude in pareggio dopo 14 anni

di Monica Pieraccini

Dopo 14 anni, Unicoop Tirreno, fondata nel 1945 a Piombino, in provincia di Livorno, chiuderà il bilancio in pareggio. Un risultato epocale, che arriva in un anno difficile, anche per la grande distribuzione. Tra zone rosse, gialle e arancioni, limitazioni agli spostamenti, sanificazioni, termoscanner e meno soldi in famiglia.

Lo conferma il direttore generale di Unicoop Tirreno, Piero Canova. "Il 2020 – spiega – si è chiuso con un +0,55% di vendite sul 2019, quindi sono rimaste sostanzialmente stabili e stimiamo che lo stesso andamento caratterizzerà il 2021. In un contesto così complicato siamo soddisfatti. L’andamento è stato di fatto molto altalenante. Siamo stati su un ottovolante, con momenti di grandi vendite, come a fine febbraio e marzo scorso, alternati da momenti di stallo, come sono stati giugno e luglio perché la stagione turistica non ha mai decollato". Non è bastato nemmeno dicembre, mese comunque che è andato bene ed ha rappresentato "l’ultimo tassello che ci ha consentito di recuperare le perdite che abbiamo avuto". "In generale – prosegue il direttore Canova – nel 2020 il numero degli scontrini è diminuito, confermando così che le persone vengono meno spesso nei nostri negozi, ma fanno spese più grosse, e infatti l’importo medio degli scontrini è salito. Un gioco di effetti tra loro contrastanti, che alla fine si annullano".

E per il 2021, quali sono le previsioni della cooperativa, che conta 94 punti vendita in Toscana Lazio e Umbria, circa 600mila soci e e 3.600 dipendenti? "Sarà un anno – risponde il direttore generale di Unicoop Tirreno – diviso a metà. La prima parte, che è quella che stiamo vivendo adesso, assomiglierà al secondo semestre 2020, seguita dalla seconda, che ci aspettiamo di normalità". Sempre, però, che non si facciano sentire gli effetti della crisi e si vada dunque verso un’ulteriore contrazione dei consumi. "Una fetta non trascurabile della popolazione sta soffrendo della situazione economica – fa presente – ed è chiaro dunque che, quando si cominciano a vedere i nuvoloni addensarsi, si tende a risparmiare, comprando, per fare un esempio, petti di pollo anziché bistecche".

Con tutte le incertezze che ancora pesano, Unicoop Tirreno è comunque riuscita a mettere a segno negli ultimi quattro anni due importanti risultati. Innanzitutto quello dei punti vendita, che nel 2016 avevano fatto 22,4 milioni di perdite e che invece nel 2020 hanno prodotto un utile attorno ai 10 milioni di euro. Secondo, nonostante tutte le limitazioni degli accessi, i distanziamenti, i costi di sanificazioni e igienizzazioni, il bilancio 2020 si chiuderà con un utile e rispetto a quattro anni fa, quando la perdita ammontava a 38,7 milioni: si tratta di un cambiamento che segna la storia della cooperativa della grande distribuzione. Inoltre, proprio nell’anno della pandemia, il 2 novembre scorso, è stato definito, dopo oltre 14 anni di vigenza del precedente, il nuovo contratto integrativo aziendale, passato al voto dei lavoratori con oltre l’86% di sì. Al referendum hanno partecipato più del 70% degli aventi diritto.

Un’intesa raggiunta dopo circa un anno e mezzo di incontri con le organizzazioni sindacali. Tra il vecchio e il nuovo integrativo due crisi economiche, quella del 2008 e quella pandemica del 2020, che hanno stravolto il mondo. Punti cardine del contratto integrativo sono la stabilità occupazionale e l’equità di trattamento tra le generazioni di lavoratori della cooperativa, compresi i nuovi assunti, formazione e crescita professionale.