
di Lorenzo Frassoldati
L’aumento delle quotazioni sui mercati internazionali di cereali e farine proteiche vegetali – le principali materie prime agricole per il settore zootecnico – che ha caratterizzato gli ultimi mesi del 2020, prosegue anche nel nuovo anno. Un effetto a cascata sugli approvvigionamenti e sui prezzi dei prodotti agro-alimentari-zootecnici a danno delle imprese di trasformazione e dei consumatori finali è concreto.
Un segnale preoccupante per l’Italia che di questi prodotti è fortemente deficitaria. Nell’arco di tre mesi, dal 20 ottobre 2020 al 19 gennaio 2021, il prezzo del mais ha fatto registrare un incremento del 22%; il grano tenero del 20%. Nello stesso periodo le quotazioni della farina di soia sono cresciute del 26% e quelle della crusca addirittura del 41%. Aumenti che sono ancor più elevati se raffrontati allo stesso mese dell’anno precedente, rispettivamente +23%, 25%, 45% e 68%.
"Questo continuo, forte rialzo dei prezzi delle materie prime agricole – interviene Marcello Veronesi, presidente Assalzoo-Associazione Nazionale Produttori di Alimenti Zootecnici – rappresenta un campanello di allarme non solo per i rischi di approvvigionamento che possono riguardare un Paese come il nostro, fortemente dipendente dai mercati esteri per il proprio fabbisogno, ma può appesantire ancor più la già difficile situazione competitiva della zootecnia nazionale".
Nei mesi scorsi il settore mangimistico italiano ha già assorbito il rincaro delle commodities agricole e dei costi dovuti all’emergenza sanitaria. Ma in un contesto di prolungato rialzo dei prezzi, sono inevitabili le ricadute a valle della filiera, in termini di prezzi per i consumatori. Il tema dell’autosufficienza tocca da vicino questo settore che sconta un deficit di materie prime che ha raggiunto un allarmante 60%. "Serve ogni sforzo – continua Veronesi – per favorire un sensibile aumento della produzione agricola del nostro Paese. Invito, pertanto, le autorità competenti a definire gli strumenti ai quali ricorrere per invertire (e non complicare, vedi Granaio Italia) una tendenza di grande debolezza per un Paese che, come l’Italia, fa dell’agroalimentare uno dei suoi capisaldi". E a proposito di Granaio Italia (il registro di carico e scarico dei cereali varato a sorpresa nell’ultima legge di bilancio)cresce la protesta delle associazioni che rappresentano l’industria italiana della prima trasformazione e del commercio dei cereali: Anacer (cerealisti), Assalzoo, Assitol (industria olearia), Italmopa (mulini industriali).
I presidenti delle quattro associazioni hanno chiesto ufficialmente al Governo "un contributo correttivo nella definizione delle modalità di applicazione della norma". Questo registro – scrivo le associazioni – "si pone in palese contrasto con la riconosciuta necessità di una maggiore semplificazione e introduce una nuova, duplice incombenza, particolarmente onerosa sotto il profilo economico e amministrativo ma anche assolutamente priva di un qualsiasi concreto beneficio per il consumatore".