Lombardia, sfida ai rincari: produrre e utilizzare energia in comunità a chilometri zero

In regione 208mila famiglie e 1.700 imprese pronte a unirsi. Comuni e utility i registi delle Cer: nel 2026 saranno 6.645

Pannelli solari

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Produrre energia a chilometri zero. Gli obiettivi: consumare (e pagare) meno, consumare quello che si produce per essere più indipendenti dalle forniture dei Paesi esteri. La rivoluzione è racchiusa in un acronimo che sta iniziando a diventare familiare: Cer, Comunità energetiche rinnovabili. "Siamo all’anno uno" dichiara Paolo Sabbioni, professore e coordinatore del settore energia di Confservizi Lombardia, l’associazione che rappresenta dal 1979 le aziende (utility e multiutility) che operano a livello locale nei settori di pubblica utilità: acqua, igiene urbana, energia e gas, trasporti.

Eppure sulla carta le Cer esistono dal 2011, quando una normativa nazionale ha recepito con un decreto la direttiva europea sull’energia prodotta da fonti rinnovabili (calore, acqua, vento). "Lo scorso anno abbiamo vissuto l’innalzamento dei prezzi e il timore di non essere autosufficienti per quanto riguarda il gas: questo ha accelerato una riflessione già in corso" spiega Sabbioni. Secondo lo studio di Ener2Crowd - piattaforma e prima app in Italia per investimenti green - sui dati dell’Electricity Market Report del Politecnico di Milano, entro la fine del 2026 in Lombardia 208mila famiglie si uniranno in una Comunità energetica rinnovabile entrando nel mercato come produttori-consumatori che producono, consumano e cedono energia rinnovabile ad altri utenti. In tutto si prevedono 6.645 comunità energetiche attive nella regione, il 16,8% del totale nazionale che tra due anni e mezzo conterà 40mila nuove Cer. La rivoluzione coinvolgerà anche 1.700 piccole e medie imprese e 34mila uffici.

«Le Cer sono soggetti giuridici che possono contenere privati, imprese, istituzioni, enti pubblici e del terzo settore, utility – spiega Sabbioni –. Normalmente si costituiscono come associazioni o cooperative: per beneficiare dei finanziamenti devono allacciarsi a una cabina primaria, quella che trasforma l’alta tensione in media tensione. Una cabina primaria riesce a coprire un territorio pari a mezza Monza per estensione. L’incentivo viene dato solo se c’è una contemporaneità oraria tra l’energia prodotta e quella consumata: quella in eccedenza o viene venduta o viene scambiata all’interno della comunità. A ricevere l’incentivo è il referente - spesso un Comune o un’azienda di pubblico servizio - che decide di distribuirlo sulla base delle regole che i soci si sono dati: si possono privilegiare i soggetti fragili, il terzo settore, il turismo". L’ultima resistenza alla diffusione delle Cer non è tecnica - per un impianto fotovoltaico basta un anno - ma burocratica: "Ci sono 75 milioni legati alle risorse comunitarie per i Comuni grandi e 700 nel Pnrr per quelli sotto i 5mila abitanti – annuncia il coordinatore del settore energia di Confservizi Lombardia – . Manca il decreto ministeriale sugli incentivi".