
Milano – Aumentano le ore di cassa integrazione autorizzate in Lombardia, in controtendenza rispetto al dato nazionale: a giugno, sono circa il 24% in più di maggio, mentre a livello italiano si registra una riduzione di circa il 15%. Con 7,5 milioni di ore autorizzate nel mese siamo ben distanti dai livelli del periodo Covid (nel 2021, a giugno, erano oltre 90milioni), ma comunque in crescita rispetto a giugno 2022 (4,8 milioni) e allo stesso periodo pre-Covid (3,9 milioni nel 2019) quando l’economia era in ripresa.
Segnale se non d’allarme, quanto meno di preoccupazione è la crescita delle ore autorizzate per la cassa straordinaria, che viene chiesta in caso di crisi: a livello regionale si passa da 1,6 milioni di ore autorizzate a maggio a 2,7 milioni a giugno.
Tra le province, quella di Bergamo vede l’incremento più importante di ore autorizzate (+70,66%), seguita da Cremona (54%) e Pavia (46%). In controtendenza Como, Lodi, Sondrio, che vedono invece un calo di ore autorizzate a giugno rispetto a maggio. Guardando invece alla variazione solo della cassa straordinaria, ai primi posti ci sono Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Pavia e Lecco.
"Se andiamo a fare il confronto tra gennaio e giugno 2023 e lo stesso periodo del 2022 – spiega Paolo Reboni, segreteria Cisl Brescia – emerge però soprattutto un aumento dell’ordinaria, legato soprattutto a ristrutturazioni aziendali, e un calo della straordinaria". Per Francesco Bertoli, segretario Cgil Brescia, il trend è un segnale "non di preoccupazione, ma di attenzione. Del resto dalle imprese ci sono segnali inequivocabili di rallentamento in diversi ambiti. Anche i dati dell’economia ci dicono che qualcosa sta succedendo". Proprio Confindustria Brescia e Confapi hanno registrato, ad esempio, una contrazione dell’attività produttiva, la prima congiunturale negativa dopo la striscia positiva iniziata nel 2021.
La dinamica rilevata a livello locale è in coerenza con il contesto nazionale e internazionale divenuto, negli ultimi mesi, sempre più aspro per quanto riguarda il comparto manifatturiero: questo può spiegare anche l’aumento delle ore di cassa integrazione richieste ed autorizzate. Tra i fattori di freno c’è il generalizzato rallentamento dell’attività produttiva a livello mondiale (con l’indice PMI globale che a giugno si è attestato abbondantemente sotto la soglia che delimita la crescita dalla contrazione, ai minimi da sei mesi), la dinamica della Germania sempre più debole (partner fondamentale della manifattura in Lombardia), ma anche il rialzo del costo del denaro, sulla scia delle misure da parte della BCE, in chiave anti-inflazione.
Le poche buone notizie provengono dal costo degli input energetici, con le quotazioni del gas naturale largamente rientrate dai picchi sperimentati l’anno scorso.