Perché l’immigrazione è un tema economico e non ha colore politico

Mancano 400.000 lavoratori nel settore hospitality e adesso è proprio il ministro Garavaglia (Lega) a chiedere maggior flessibilità agli ingressi

Una caffetteria

Una caffetteria

Milano - “Mi piacerebbe venire in Italia e farei il gelataio volentieri”. A scrivermi queste parole è Mohammad Naderi, il medico e attivista afghano, già intervistato dal Giorno, rifugiato in Iran e in pericolo di vita per essersi opposto al regime talebano. Naderi, come molti altri afghani, non è riuscito a emigrare dal Paese né durante l’emergenza dello scorso agosto, né in una fase successiva. È un medico, laureato, ma come tante persone, sarebbe disposto a fare un lavoro più umile, in cambio della sicurezza di vivere in un paese democratico, insieme alla sua famiglia. Al momento mancano all’appello centinaia di migliaia di lavoratori nel settore food, hospitality e turismo.

Un’emergenza che rischia di danneggiare il terziario dopo 2 anni di stop forzato a causa della pandemia, raccontata dalle storie di imprenditori e associazioni di categoria. Recentemente, il ministro Garavaglia si è espresso a favore di un nuovo Decreto Flussi, ovvero, un numero più alto di immigrati. Una condizione in cui un ministro della Lega chiede che vengano accolti più immigrati significa che l’emergenza è reale. E mostra, ancora una volta, come il tema dell’immigrazione non possa essere identificato come “politico”, ma, piuttosto come economico.

Le trasformazioni demografiche ed economiche dei paesi in via di sviluppo, come il calo della natalità e l’aumento delle misure di sostegno economico, hanno creato condizioni mai vissute prima. Mancano i lavoratori, mancano i bambini, mancano consumatori. Una condizione di questo tipo è strutturale alle società evolute, come sono strutturali i fenomeni migratori, che possono essere considerati “naturali”, e persistenti in ogni epoca della storia dell’uomo.

Non molto tempo fa, un libro dal titolo: “Open Borders” aveva provato a trasmettere una concezione di favore all’immigrazione con una prospettiva “di destra”. Il suo autore è l’economista Bryan Caplan, noto per posizioni pro-mercato. Open Borders apre la strada ad una discussione politico-economica differente dal mainstream, che vuole l’immigrazione come un fenomeno a cui dare risposta per “compassione”. Oltre alla compassione, la tolleranza e il contributo culturale, l’immigrazione è un fortissimo strumento di sviluppo dei Paesi.

Come dimostra il Ministro Garavaglia, anche da destra può essere necessario chiedere più immigrati. È la bellezza dell’economia: i dati non hanno colore politico.