Il medico e attivista afghano Naderi: a Kabul sono in pericolo. Chiedo aiuto all’Italia.

La storia di Mohammad Naderi, medico e attivista per i diritti civili. Il suo coraggio ora rischia di costargli la vita

L'attivista e medico Mohammad Naderi

L'attivista e medico Mohammad Naderi

“Non so più cosa fare, mi sembra di aver finito le mie opzioni”. È la prima volta che sento Mohammad così sconsolato: Mohammad Hussein Naderi è un medico di Kabul, attivista per i diritti civili, e collaboratore di testate occidentali. Mohammed ha lavorato anche con me: la sera, dopo il turno in ospedale, prendeva la bici per documentare la situazione a Kabul. Le bombe fatte esplodere nelle città, la povertà. Mohammed appartiene all’etnia Hazara, la più perseguitata dell’Afghanistan a causa delle differenze religiose (gli hazara sono sciiti), linguistiche, fisiche e culturali rispetto all’etnia Pashtun, maggioritaria nel Paese. Oggi l’Afghanistan, non esiste più: esiste il cosiddetto “Stato Islamico dell’Afghanistan”, gestito dai talebani, con forme di prevaricazione, violenza, violazione dei diritti umani. Mohammad ha lavorato fino all’ultimo giorno a Kabul, in condizioni disastrose: la corrente andava e veniva, i medici non venivano pagati. Spesso si sentiva minacciato, a causa del suo impegno come attivista e di quello di sua moglie, e del suo essere hazaro. “Da inizio marzo i talebani hanno iniziato a perquisire e controllare la mia casa- racconta al Giorno. “La motivazione è legata alla collaborazione con media occidentali e associazioni non governative”.

La casa di Naderi messa a soqquadro
La casa di Naderi messa a soqquadro

Dopo l’ennesima perquisizione in casa, Mohammad ha richiesto un visto per l’Iran, dove è fuggito con moglie e figlia. Si è rivolto all’Ambasciata Italiana a Tehran ma senza esito. “Ho bisogno di aiuto per viaggiare dall'Iran verso un terzo Paese perché il mio visto finirà presto e scadrà, non voglio tornare in Afghanistan. La mia vita e la sicurezza della mia famiglia, compresa quella di mia moglie, attivista per le donne, non è garantita e sarà un rischio altissimo per noi tornare” racconta.

La storia di Mohammad non è l’unica. L’Afghanistan al momento vive una crisi economica, politica e sociale senza precedenti. La banca centrale si trova in completo dissesto. Mancano le strutture sanitarie, sociali, di formazione, L’informazione arriva frammentata: alcuni giornalisti di Tolo News (emittente indipendente afghana) sono stati rilasciati a seguito di un arresto per aver raccontato il divieto di trasmissione di serie TV, promosso dai talebani, e sempre più donne reporter denunciano l’impossibilità di lavorare, scrivere o partecipare alle conferenze stampa. Migliaia di afghani sono riusciti a scappare, ma molti altri vivono con disperazione l’epilogo di una vicenda che ha lasciato, ancora oggi, molti dubbi, rispetto al ruolo dell’Occidente, e su cui, purtroppo, sembrano essersi spenti troppi riflettori.