BARBARA CALDEROLA
Economia

L’intuizione di un odontotecnico: oggi Faro è una multinazionale

L’azienda brianzola produce luci per studi dentistici conta 700 clienti in 70 Paesi del mondo

Cristina Cesari Favonio

Cristina Cesari Favonio

Ornago (Monza e Brianza) - Dalle difficoltà quotidiane di un odontotecnico degli anni Quaranta l’intuizione che ha fatto nascere la multinazionale tascabile delle luci per studi dentistici. Una nicchia di mercato fatta di ricerca e qualità ha trasformato in un successo la storia della Faro, l’azienda nata a Ornago, in Brianza, nei primi anni del Dopoguerra. A fondarla, un vero self-made-man che "ha mangiato pane e salame per costruire quel che io ho ereditato", racconta oggi la nipote-general manager Cristina Cesari. Si chiamava Osvaldo Favonio. Insoddisfatto delle performance del proprio manipolo, il braccio rotante sul quale si innestano i ferri del mestiere, decise di costruirsene uno da solo, con l’aiuto di tre amici, meccanici di precisione. Due anni dopo lanciano l’ML1, dal 1950 a oggi ne sono stati prodotti un milione di pezzi. Risultato, un marchio leader mondiale del settore. E l’ultima nata, Siderea Bkl, "è la prima plafoniera della gamma ‘bacterial killer’ – spiega la direttrice generale – capace cioè di eliminare con la tecnologia Led a ultravioletti fino al 99,5% di Sars-Cov 2 e di altri patogeni".

Come tutto quel che esce dalle linee brianzole è stata testata dall’università, questa volta Siena, dipartimento di Medicina molecolare e dello sviluppo di biotecnologie mediche. Forte il rapporto con il mondo accademico, in prima linea il Politecnico di Milano e l’ateneo di Padova. Da qui la registrazione di 34 brevetti e "la ricerca scientifica, al di là del profitto. Il nostro obiettivo è l’eccellenza per i 700 clienti sparsi in 70 paesi del mondo". Una rotta, ad esempio, che "ci ha impedito di ridurre le scorte a magazzino, nonostante questo risparmio ci avrebbe fatto fare bella figura con le banche". Una filosofia "di impegno che ha pagato" e che racconta il lavoro all’interno dello stabilimento "dove avviene l’intero ciclo di produzione, dalla progettazione all’assemblaggio, grazie a una rete corta di fornitori Made in Italy", sottolinea ancora Cesari. È lei che a 34 anni, 12 anni fa, si è messa al timone di una barca che oggi conta 73 dipendenti, 17 milioni di fatturato "e l’obiettivo di una crescita ponderata". Verso il traguardo di un equilibrio che sarebbe irraggiungibile "senza il supporto del personale, fattore determinante per la riuscita".