Calzaturiero, il Covid ha lasciato il settore in ciabatte

Nel 2020 acquistate 26 milioni di paia di scarpe in meno. Caduta di fatturato e produzione trascinati dal calo dell'export. "Salvo" solo il segmento di pantofole e calzature da relax

Il 2020 anno terrificante per il settore calzaturiero italiano

Il 2020 anno terrificante per il settore calzaturiero italiano

Milano, 8 marzo 2021 - Neppure i settori d'eccellenza di prodotti da consumo dell'industria italiana sono stati risparmiati dalla pandemia da Covid-19. Anzi. Il  settore calzaturiero ha segnato  una flessione a doppia cifra in tutte le principali variabili, soprattutto nell'export. Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici nel 2020 sono calati rispetto al 2019 sia il fatturato, attestatosi a 10,72 miliardi di euro (-25,2%) sia la produzione (scesa a 130,5 milioni di paia, -27,1%). Pesante la caduta dell'export in termini di valore (-14,7%) e quantità (-17,4%).

"Il 2020 ha avuto pesanti conseguenze economiche per il nostro settore - spiega il Presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon - i dati parlano chiaro. Oltre ad aver lasciato sul terreno circa 1/4 della produzione nazionale e del fatturato complessivo, dobbiamo registrare anche un drastico calo dei consumi delle famiglie italiane, sia nella spesa (-23,1%) che nelle quantità (-17,4%). Una flessione importante, malgrado una crescita a doppia cifra per il canale online che non riesce a tamponare il crollo dello shopping dei turisti e i mancati introiti  derivanti, specialmente per le fasce lusso". "Se a queste indicazioni aggiungiamo le criticità' che emergono dalle cifre relative alla demografia delle imprese - con un calo del -4% sia nel numero delle aziende che degli addetti diretti, oltre ad un'impennata della cassa integrazione nell'Area Pelle (+900% le ore autorizzate, dieci volte i livelli del 2019) - il quadro che ne viene fuori non è per nulla confortante".

Consumi in caduta nonostante l'online

In merito ai consumi, secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca per Assocalzaturifici, in Italia nel 2020 sono state acquistate 26 milioni di paia in meno rispetto al 2019. Il prezzo medio al paio risulta sceso del -6,8 per cento anche per il maggior utilizzo, nei mesi di quarantena, di pantofole e calzature informali di minor valore medio unitario. I segmenti merceologici più colpiti sono quelli delle scarpe "classiche" per uomo e donna (con cali di poco inferiori al -30% in quantita'), mentre per le calzature da bambino e le sportive/sneakers le flessioni sono nell'ordine del 15%. Meno pesante, la frenata per il segmento pantofoleria/relax, sceso del -6,1% in paia e del -5,3% in spesa. Per quanto riguarda i canali di vendita, crescita decisa dell'online (+30% in quantita' e +17% in spesa). La quota di shopping  online è passata dal 14,1% del  2019 al 21,4%. Solo sette anni prima (2013) gli acquisti su internet coprivano appena il 3,6% della spesa per calzature delle famiglie. Gli altri canali di vendita hanno invece chiuso il 2020 con profonde perdite: -28% le paia acquistate presso il dettaglio tradizionale (ma con un -42% in spesa); -44,4% quelle presso gli ambulanti; tra il -20 e il -25% quelle comprate nelle catene di negozi, nei grandi magazzini o nelle grandi superfici specializzate. 

Expor, super frenata

Secondo il report  l'export, cresce solo la Corea del Sud (+14,3% nei primi 11 mesi). Contengono le perdite la Svizzera (-7,6%) e la Cina (-4,4%), protagonista di un forte recupero (+43%) nel bimestre ottobre-novembre. Pesante  calo delle vendite nell'Unione Europea (-13% ), in  Nord America (-30% ), nell'area CSI il  con - 20%, in Medio Oriente (-25%) e  Far East (-13%). L'attivo del saldo commerciale è atteso ridursi a 4,2 miliardi di euro (in flessione del -14% sul 2019).

Previsioni nere

"Il trend è destinato a rimanere altrettanto sfavorevole nel primo trimestre dell'anno corrente - continua Badon - iniziato con una stagione dei saldi largamente sottotono: gli imprenditori del comparto, secondo le nostre rilevazioni, stimano in media un calo ulteriore del fatturato pari al -15,1% tendenziale. E' evidente che la ripartenza sia rinviata alla seconda meta' del 2021, auspicando che un soddisfacente ed esaustivo piano di vaccinazione porti progressivamente ad un ritorno alla normalita' perduta, sebbene il recupero dei livelli pre-Covid sia ancora lontano".