ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Dj Shocca, 60HZ venti anni dopo: arriva il nuovo disco di ospiti vip, da Neffa a Ghemon e Clementino

La presentazione del sequel ‘60HZ II’ per Matteo Bernacchi da Dischi Volanti in zona Porta Ticinese, nell’attesa della prova del palco, all’Alcatraz, il prossimo primo ottobre

Matteo Bernacchi (46 anni) in arte Dj Shocca

Matteo Bernacchi (46 anni) in arte Dj Shocca

L’avventura nel mondo del rap di DJ Shocca, disc jockey e beatmaker trevigiano di lungo corso, è iniziata trentuno anni fa con Mistaman, Ciacca e Frank Siciliano nel gruppo Centro13. Anche se il primo album in studio “60HZ” è solo del 2004. Dopo diverse esperienze è arrivato ora il sequel di quell’avventura, “60HZ II”, che Shocca, al secolo Matteo Bernacchi, classe 1979, presenta domani con un in-store da Dischi Volanti (Ripa di Porta Ticinese 47), nell’attesa della prova del palco, all’Alcatraz il prossimo primo ottobre.

"Cercherò di portare tutti o quasi i protagonisti dell’album", anticipa fiducioso. Cosa più facile a dirsi che a farsi vista la presenza in questa rielaborazione di uno stuolo di ospiti, tra cui Clementino, Danno, Ensi, Ele A, Egreen, Ernia, Frank Siciliano, Guè, Ghemon, Gemitaiz, Inoki, Izi, Jake La Furia, MadBuddy, Nitro, Neffa, Nerone, Silent Bob, Stokka, Tormento e, dulcis in fundo, i Club Dogo al completo. "In questo campo mettere d’accordo ventiquattro teste diverse bisogna essere un po’ dj e un po’ psichiatri", scherza il dj. "Abbiamo fatto tutto in un anno e mezzo, spesi soprattutto ad aspettare che arrivassero i featuring, visto che la produzione poi è arrivata abbastanza di getto, cercando di conservare l’emozione dell’originale di ventuno anni fa".

Sulla copertina DJ Shocca si porta sulle spalle un enorme altoparlante. "La responsabilità data dal farsi carico di un suono che viene da lontano", spiega lui. "Oggi il sistema ti vende il concetto di poter essere indifferentemente calciatore, tronista, modello, dj, rapper, mentre io rivendico con forza il fatto di venire da un tempo in cui si faceva musica solo per appagare un bisogno interiore. Senza star lì a calcolarne le ricadute".