Teatro alla Scala: Riccardo Muti caccia Chailly dopo il concerto: "Lei chi è? Se ne vada"

Scintille alla riapertura del Piermarini. Il maestro napoletano non avrebbe gradito le polemiche sul calendario delle esibizioni

Riccardo Muti durante il concerto alla Scala di ieri sera

Riccardo Muti durante il concerto alla Scala di ieri sera

Milano - Spettacolo sul palco e fuori alla Scala di Milano, nei giorni che hanno segnato la riapertura del teatro milanese dopo la pausa Covid. Ci sono state scintille, a quanto pare, fra l'ex direttore musicale del teatro Riccardo  Muti, che ieri sera ha concluso al Piermarini la mini tournée italiana dei Wiener Philharmoniker, e l'attuale direttore musicale Riccardo Chailly, che il giorno prima aveva diretto coro e orchestra del teatro nel concerto di riapertura alla fine di 199 giorni di limitazioni anti Covid.

"E lei chi è?". Stupore in camerino

Chailly ha assistito da un palco all'esibizione dell'orchestra austriaca e poi è andato a salutare il suo predecessore nel camerino che, estrema ed inusuale cortesia, aveva ceduto a Muti. All'arrivo di Chailly, davanti a diversi testimoni, Muti ha sostenuto di non conoscerlo chiedendogli chi fosse e cosa ci facesse lì. Qualcuno ha anche pensato che stesse scherzando. E quando Chailly si è tolto la mascherina, spiegando che era andato a complimentarsi per il bel concerto, gli ha detto di levarsi di torno, con espressioni colorite e un invito a non rompere. Parole dette a voce ben alta che era impossibile sfuggissero ai presenti. E che sembrano allontanare l'ipotesi che Muti torni a dirigere a breve un'opera alla Scala, come vorrebbe il sovrintendente Dominique Meyer.

Nessuna risposta da Chailly che si è limitato ad andarsene. Ma se lui non ha parlato, la notizia comunque ha iniziato a circolare fra i lavoratori del teatro che ancora ricordano alcune sfuriate e apprezzamenti di  Muti rivolti ad altri maestri (come la definizione "il cinese" per Myung-Whun Chung).

Il retroscena: Muti non ha digerito le polemiche

Evidentemente il maestro napoletano - che ha guidato la Scala dal 1986 fino al burrascoso addio nel 2005 - non deve avere apprezzato le polemiche causate dal calendario che vedeva il suo concerto con l'orchestra austriaca riaprire il teatro al pubblico dopo 200 giorni di restrizioni anti Covid, per altro nel giorno esatto del settantacinquesimo anniversario del concerto di Arturo Toscanini, il primo dopo la guerra e la ricostruzione. Polemiche zittite con la decisione di programmare il giorno precedente un concerto del coro e dell'orchestra della Scala diretto dal padrone di casa, ovvero Chailly, in modo da avere non uno, ma due concerti straordinari.

Sul palco, alla fine dell'esibizione dei Wiener e prima del bis, Muti aveva sottolineato al pubblico che la data del suo concerto era solo "una coincidenza". E ha ricordato agli spettatori di aver eseguito lo stesso programma del concerto di Toscanini nel 1996 per celebrare il cinquantesimo anniversario. E' stato "non un vanto ma un orgoglio" , ha aggiunto, farlo "in questa che resterà sempre la casa di Toscanini". Come a dire che il padrone di casa è ancora lui, e non altri.