
Riccardo Chailly stasera sul podio del Piermarini
Milano, 8 ottobre 2016 - Verdi la riteneva la sua opera migliore. O comunque era la sua preferita: la Messa da Requiem. Verdi non era uno stinco di santo (anzi, si definiva “un po’ ateo”) e non esitava a denunciarlo. Ma la componente umana non infirmava, nel suo Requiem, quella liturgica. La gestazione di questa Messa aveva avuto un precedente. Nel 1868, alla morte di Rossini, Verdi aveva proposto, in omaggio al Maestro, una Messa alla quale avrebbero dovuto contribuire con un pezzo ciascuno i maggiori musicisti viventi. Verdi si sarebbe riservato il “Libera me”, ma il Consiglio municipale di Pesaro, città natale di Rossini, rimase così scettico che non se ne fece nulla.
Nel 1873, alla morte di Alessandro Manzoni, che egli venerava, Verdi riprese il Libera me e completò la Messa da solo. Come si sa, fu eseguita nel primo anniversario della morte di Manzoni, il 22 maggio 1874, in San Marco a Milano. La risentiremo questa sera al Piermarini, diretta da Riccardo Chailly con l’orchestra della Scala e il coro diretto da Bruno Casoni. Vedrà nel ruolo di solisti Krassimira Stoyanova, Daniela Barcellona, Francesco Meli e Dmitrij Belosselskij, tutti con solidi precedenti verdiani, rinnovati anche recentemente nelle trionfali due esecuzioni al Bolshoi di Mosca.
Le perentorie interrogazioni che questo Requiem suscita, continuando a rappresentare un enigma per generazioni di musicologi e di teologi ( già oggetto di meditazione per papa Benedetto XVI) sono state al centro di un importante dialogo fra fede e musica, in occasione dello straordinario confronto tra monsignor Gianantonio Borgonovo, arciprete del Duomo di Milano, e Riccardo Chailly, direttore principale del Teatro alla Scala, sotto il titolo “Giuseppe Verdi: cuore inquieto alla ricerca di Dio. Un dialogo tra fede e Musica sulla Messa da Requiem”, introdotto da Armando Torno.
Il requiem di Verdi certo varca i limiti della inquadratura liturgica. Ma quali sono questi limiti? E questa Messa così spasmodicamente “umana” non è forse un grido di disperazione davanti alla ineluttabilità della morte, quasi un voler mettere il Padre Eterno davanti alla sua responsabilità per aver concesso la vita e poi venire a riprendersela e magari condannare all’inferno? “Libera me Domine de morte aeterna in die illa tremenda”: se la perorazione finale è scatenata, l’inizio non è da meno, nell’introduzione orchestrale cupa e minacciosa che erompe nel drammaticissimo e vivido “Dies Irae”.C’è però, alla fine, una sensazione di salvezza liberatoria, con la chiusura in sordina, in cui tutto si acqueta in una mistica speranza di redenzione. Come si conclude il “conflitto” tra Dio e l’uomo? Sarà ancora una volta la musica di questa pagina grandiosa a suscitare riflessioni ed emozioni.
La Messa da Requiem, Teatro Scala, ore 20. Biglietti da euro 180,00 a 103.00 tel 02 72021647 miscala@milanoperlascala.it