
Roberto Brivio è morto lo scorso anno, avrebbe compiuto 84 anni oggii
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Milano - Dedicato a Roberto Brivio che domani avrebbe compiuto 84 anni. È un compleanno controcorrente fin dal titolo – “Bene, Brivio, Bis! Meglio bastardi che mai” – quello che domani lo Spirit De Milan dedica al "cantamacabro" de I Gufi a poco più di un anno dall’addio. Sul palco del locale di via Bovisasca non ci sarà il "codazzo di tram" vagheggiato nella celebrata “Quando sarò morto”, ma la moglie Grazia Maria Raimondi, Flavio Oreglio, Alberto Patrucco e il gruppo degli Staffora Bluzer. Parenti, amici, estimatori dall’animo lieve, perché" i morti non voglion lamenti" e il lutto si deve abolire. "Per quello che era Roberto, per quello che ha rappresentato nelle nostre vite, per come vedeva le cose, non sarà certo una commemorazione, ma una festosa celebrazione dello stare insieme", anticipa Oreglio. "Con Patrucco metteremo in scena tutta una serie di momenti e situazioni che avevamo costruito con Brivio stesso". Vale a dire? "Io, Alberto e Roberto, avevamo pronto uno spettacolo, “Gufi“, da far debuttare al Teatro della Cooperativa nel gennaio 2021. Avrebbe dovuto esserci pure David Riondino, ma tutto fu fermato dal Covid. Per una incredibile coincidenza, Brivio ci ha lasciati proprio in quei giorni". Qualcosa, però, l’avevate già anticipata. "Sì, c’eravamo inventati un prequel intitolato “Nel segno de I Gufi“ per mettere a punto alcune parti dello spettacolo da portare poi in scena per quindici giorni di filato alla Cooperativa". Un anno dopo, cosa le manca più di lui? "Il caffè. Quando ci ritrovavamo a casa di Roberto, la prima cosa che faceva era mettere mano alla moka. Anzi, quando lo avvertivamo che eravamo in arrivo, a volte ci metteva fretta dicendo che il caffè era già sulla fiamma. E poi c’era la sua grande umanità, la disponibilità estrema, il talento esplosivo. Era un vulcano, gli venivano tre idee ogni due che te ne confessava; aveva un modo di procedere caotico, certo, ma il genio stava proprio lì". Il lato più nascosto? "I Gufi seguivano un doppio binario. Da un lato c’erano le loro creazioni originali in italiano e dall’altro recupero della tradizione popolare milanese. A dispetto della percezione dominante, secondo me la prima era più importante della seconda. Individuare Brivio nel cantante dialettale d’osteria, a mio avviso, è una chiave interpretativa sbagliata. A dispetto del tema, ad esempio, i brani sulla morte denotavano un talento e una vitalità che era la sua vera cifra stilistica". Cosa eseguirete domani allo Spirit de Milan? "Ovviamente le canzoni storiche dei Gufi, quelle del periodo ‘64-’69 per intenderci, ma anche un paio d’inediti che io e Roberto avevamo scritto assieme - “Gufi“ e “Meglio (bas)tardi che mai“ - per aprire e chiudere il nostro spettacolo. Ci saranno pure “El me gatt“ di Ivan Della Mea, ma anche “El magnan“, ballata del repertorio popolare che ho rieseguito pure nel mio album ‘Milano OltrePop’”".