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Cultura e Spettacoli

Paul Lewis, Schubert e la musica : "Lasciatevi solo guidare dalle note"

Protagonista di tre grandi sonate questa sera in Conservatorio: "Felice e orgoglioso di essere qui"

Paul Lewis, nato a Liverpool nel 1972, premiato come «Strumentista dell’anno»

Paul Lewis, nato a Liverpool nel 1972, premiato come «Strumentista dell’anno»

Paul Lewis torna a Milano per la Società dei Concerti ed è un evento. Questa sera alle ore 20.45 Sala Verdi-Conservatorio; in programma di Franz Schubert, autore diletto dal pianista, "Sonata n. 19"; "Sonata n. 20"; "Sonata n. 21". Nato a Liverpool nel 1972, fra i riconoscimenti internazionali che Lewis ha ricevuto il premio della Royal Philharmonic Society come "Strumentista dell’anno", il Diapason d’Or, due Premi Edison, il Premio dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena, il Deutscher Schallplattenpreis, tre Gramophone Award, e molti altri. Nel 2009 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dell’Università di Southampton.

Maestro Lewis, quale consiglio vuole dare a chi ascolta per la prima volta le Sonate per pianoforte di Schubert? "Direi semplicemente di lasciarsi guidare dall’ascolto con una mente aperta. E se si tratta delle ultime tre grandi sonate per pianoforte, allora credo sia fondamentale fidarsi dello spazio. Sono opere imponenti che ti trasportano in luoghi emotivi e profondi. E’ un viaggio speciale. Bisogna abbandonarsi, senza preconcetti, essere pronti a lasciarsi sorprendere da Schubert. Non è un compositore che associamo alla sorpresa, ma se pensiamo a passaggi come la sezione centrale del movimento lento della "Sonata in La maggiore, D. 959", ci troviamo davanti a una delle pagine più sconvolgenti mai scritte. Quindi lasciatevi guidare dalla musica".

Cosa significa per lei tornare a Milano? "Amo l’attenzione del pubblico milanese, è molto preparato. Inoltre è una città speciale, ricca di storia, arte, cultura e tradizione. Ogni mia venuta a Milano si trasforma in un’esperienza unica , non solo per il concerto, ma anche per tutto ciò che la città mi offre, fra cui i ristoranti". Nell’era digitale la musica è ovunque, secondo lei, come si può emergere come pianista classico e distinguersi dagli altri? "Non c’è una risposta a questa domanda. Credo sia fondamentale essere sinceri con se stessi. Bisogna capire dove risiedono le proprie affinità, quale musica ti emoziona, attira maggiormente. E soprattutto, con quale musica riesci a comunicare meglio con gli altri. Non cercare mai di stupire il pubblico, non catturare l’attenzione in modo artificioso, dobbiamo essere autentici. Noi suoniamo la musica migliore: l’unica cosa che possiamo fare è peggiorarla tentando di intervenire troppo. Siamo facilitatori, tra la musica e il pubblico, lasciamo che sia la musica stessa a parlare".