I bambini ci spiegano il mondo: ecco “Paroline”, il docufilm di Stefano D’Andrea in cui parlano i più piccoli

Milano, in anteprima all’Anteo CityLife la pellicola dello scrittore e regista: “I pensieri dei bimbi ci fanno paura perché sono troppo sinceri”

Stefano d'Andrea e alcuni dei bambini protagonisti di "Paroline"

Stefano d'Andrea e alcuni dei bambini protagonisti di "Paroline"

Milano – Cosa pensano e cosa dicono i bambini sulle “cose del mondo”. È questo in sintesi il nuovo docufilm di Stefano D’Andrea - scrittore, regista e professore allo Iulm di Milano - che verrà proiettato in anteprima domenica 26 maggio alle 10.30 all’Anteo Citylife nella sala Maestoso.

La nuova fatica di D’Andrea si intitola “Paroline”, proprio come quelle che usano i bambini per esprimersi. “Avevo voglia di raccogliere i discorsi serissimi che spesso ascolto tra Margherita (la figlia di 8 anni dello scrittore e regista, ndr) e i suoi amici – racconta D’Andrea –  e le convinzioni di mille altri bimbi che, davanti alla mia telecamera raccontano il loro punto di vista, la loro vita”. La pellicola è stata realizzato con Paolo Cirelli, l’aiuto di Bianca Borriello, un contributo di Paolo Nori e finanziato con un crowdfunding.

“Dei bambini - dice ancora D’Andrea - si parla tanto ma non si ascoltano granché. I bambini dai zero anni all’adolescenza allungata, sono quella fetta di umanità che, quando è arrivata una grave polmonite che avrebbe messo in pericolo principalmente le persone sopra i 75 anni, abbiamo deciso di sacrificare, recludendoli per due anni, causando loro danni certi per tutta la vita. Questo è il modo in cui li amiamo, ci prendiamo cura di loro e li pensiamo, bisognosi come sono del nostro aiuto di adulti solidi, lucidi e rassicuranti. Ma i bambini non sono una base elettorale, non sono consumatori, non sono proprietari di case e non hanno pensioni, non servono a nessuno. In più a volte se ne escono con parole che sembrano pericolosamente troppo sincere o legate a mondi a noi non accessibili. Insomma, perché non ci interessano tanto le paroline dei bambini, che con la fantasia costruiscono mondi e relazioni? Forse perché ci fanno un po’ paura o ne proviamo una certa invidia perché abbiamo nostalgia di quel che siamo stati e non ci permettiamo più di cercare di essere”.